Caso Ranucci, l'appello di Storace: "Smettiamola di solidarizzare solo con chi la pensa come noi"

Caso Ranucci, l'appello di Storace: "Smettiamola di solidarizzare solo con chi la pensa come noi"

«È inaccettabile che un giornalista bravo e capace sia preso di mira e fatto oggetto di un gravissimo attentato. Dobbiamo evitare di ritornare agli Anni di Piombo e dobbiamo smetterla di offrire solidarietà solo ai giornalisti più vicini al nostro modo di pensare». Secco, lucido e lapidario, Francesco Storace ha commentato così l'attentato intimidatorio di cui è stato vittima ieri Sigfrido Ranucci. Cosa hai provato, da giornalista e da politico, quando ha letto la notizia della bomba? «Mi è preso un colpo, ho provato una sensazione davvero terribile. Io conosco Sigfrido da molti anni e lo stimo come persona. Poi ci capita anche di litigare su destra e sinistra. Ma la professionalità è indiscutibile. Io lo seguo da anni, quando faceva le inchieste sul Covid, sulla gestione del governo Conte mi ricordo servizi scomodi, ma davvero ben fatti. Non bisogna mai essere manichei nei giudizi, va mantenuta la libertà di giudizi personali». Ha pubblicato un post (“A mente fredda voglio dire a destra e a sinistra che se un giornalista subisce un attentato, la solidarietà va manifestata soprattutto con un gesto: ritirando qualunque querela contro di lui”), che qualcuno ha interpretato come un consiglio rivolto al centrodestra. È così? «Guardi, il mio post non è rivolto contro o a favore di qualcuno in particolare. Il mio è un ragionamento generale. Chi oggi offre solidarietà, non può domani portare avanti querele attualmente in essere. Le due cose non possono coesistere, non possono stare insieme. Altrimenti, è solo ipocrisia». Erano oltre trenta anni che non c'era un attentato di queste dimensioni ad un giornalista. Stiamo precipitando in una versione 2.0 degli Anni di Piombo? «Voglio sperare di no, io li ho vissuti e ho subiti tre attentati per vicende politiche. Quando si mira a colpire un uomo si è alzata, e di tanto, l'asticella. L'altro giorno ho letto un editoriale del mio direttore, Mario Sechi, che mi ha fatto riflettere. Anche sui social i giornalisti sono costantemente offesi, denigrati e minacciati. Va superata questa tendenza, davvero pericolosa. Non si può costringere un giornalista a cambiare strada per tornare a casa propria. Senza dimenticare i giornalisti che querelano altri giornalisti. Siamo all'assurdo». Saverio Tommasi, nuovo icona della sinistra ProPal, ha scritto un post nel quale punta il dito contro il centrodestra. È vero che in Italia i giornalisti sono sotto attacco, delegittimati dal potere? «A differenza di Tommasi, io penso ci sia un'enorme differenza tra critica e minaccia. Quello che ha scritto lui, non c'entra nulla con la realtà. Trovo assai più grave quello che ha scritto Angelo Bonelli, un post nel quale diceva che la destra avrebbe dovuto chiedere scusa a Ranucci. Quasi fosse della destra la responsabilità di questo attentato». Ora c'è stata (giustamente) solidarietà bipartisan per Ranucci. Eppure quando giornalisti de Il Tempo e di Libero hanno ricevuto minacce di morte non vi è stato lo stesso atteggiamento, da parte di politici di sinistra. Spocchia intellettuale o odio del nemico? «(Sospira). Le rispondo così: puntini di sospensione. Questa è la mia risposta. La verità è che, a sinistra, parlano di continuo di libertà, ma poi non sono in grado di mettere in atto quella teoria».

Cosa ci faccio qui in Latgallia?

Cosa ci faccio qui in Latgallia?

«Prima del ’22 da queste parti non c’erano barriere. Si andava a funghi sconfinando dalla Lettonia in Russia, e viceversa. Oggi questa è la frontiera invalicabile d’Europa. Di qua si stendono campi color tabacco, al di là della rete c’è il bosco. Un quadriciclo militare punta velocissimo verso di me: “Altolà! Cosa ci fa qui?”»

La cagnolina Bluey sul red carpet con i bambini a Roma

La cagnolina Bluey sul red carpet con i bambini a Roma

Roma, 18 ott. (askanews) - Red carpet animato all'Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone con la cagnolina Bluey, protagonista dell'amata serie tv, e i bambini. Un evento organizzato per l'anteprima di "Bluey al Cinema: Collezione giocare agli chef", alla Festa del cinema di Roma, presentato ad Alice nella Città. Poco prima della proiezione, la cavea ha ospitato la mascotte e i piccoli fan di uno dei cartoon più amati. Dopo il passaggio alla manifestazione, la speciale uscita sul grande schermo degli episodi a tema "culinario" è attesa dal 30 ottobre nei The Space Cinema e in altre catene di cinema in tutta Italia, dopo il successo al botteghino nel Regno Unito e in Irlanda sia di "Bluey al Cinema: Family Trip Collection" che di "Collezione giocare agli chef". "Bluey al Cinema: Collezione giocare agli chef" è un'ora di divertimento offerta da BBC Studios e Ludo Studio, composta da otto episodi già esistenti legati al cibo e tratti dalle tre stagioni della serie che è diventata un fenomeno mondiale. Trasmessa e disponibile in streaming in oltre 140 territori nel mondo, è disponibile su Rai Yoyo, DeA Junior e Disney+ e nel secondo trimestre del 2025, si è classificata come il secondo programma prescolare più visto tra gli individui dai 4 anni.

“La comodità ci ha fatto diventare tutti scemi. Oggi si chiede a ChatGpt come relazionarsi con gli altri”: Paolo Crepet a teatro con “Il reato di pensare”

“La comodità ci ha fatto diventare tutti scemi. Oggi si chiede a ChatGpt come relazionarsi con gli altri”: Paolo Crepet a teatro con “Il reato di pensare”

Il sociologo e psichiatra Paolo Crepet sarà nei teatri di tutta Italia con lo spettacolo “Il reato di pensare”, e, in vista dello spettacolo in Ticino in programma sabato 29 novembre al Palexpo Fevi di Locarno, ha rilasciato un’intervista rilasciata a Tio20. Crepet nel suo spettacolo affronta il tema della libertà di pensiero nella società […] L'articolo “La comodità ci ha fatto diventare tutti scemi. Oggi si chiede a ChatGpt come relazionarsi con gli altri”: Paolo Crepet a teatro con “Il reato di pensare” proviene da Il Fatto Quotidiano .

Walter Sabatini: "Napoli, Inter o Roma: lo scudetto è tra loro"

Walter Sabatini: "Napoli, Inter o Roma: lo scudetto è tra loro"

Dal suo osservatorio privilegiato, ossia il salotto di casa, Walter Sabatini si godrà oggi Roma-Inter. Emozionato, Walter? È proprio la “sua” partita. «Sì, in questi club ho lavorato e li rispetto molto. Ma questa è anche la partita di un mio fratello di calcio». Ovvero? «Sinisa Mihajlovic. A Roma iniziò la sua carriera italiana, nell’Inter la chiuse». Le manca, Sinisa? «Ogni giorno. E scriva che se l’Italia ha il miglior portiere del mondo, ossia Donnarumma, è merito di Sinisa che lo fece esordire nel Milan sedicenne». Torniamo a Roma-Inter di stasera? «Questa Roma sta interiorizzando i meccanismi di Gasperini, gioca con felicità e ha due campioni per i quali vale spendere i soldi del biglietto». Uno è Dybala, l’altro? «Soulé. Loro possono decidere partite come quella di oggi». Dall’altra parte c’è l’Inter di Chivu. «Ragazzo intelligente, Cristian, ha personalità nel dare un’impronta alle squadre che allena. Lo si è visto lo scorso anno quando salvò il Parma solo con il gioco». È uno degli allenatori Sabatini-style? «Fra i giovani sì, insieme a De Rossi. Tra gli esperti sono affezionato a Spalletti che ancora adesso soffre molto per la disavventura da ct». L’Inter di Chivu gioca diversamente dagli anni scorsi. Vero o falso? «Vero. Inzaghi esagerava con il gioco un po’ interlocutorio, Chivu fa verticalizzare e un attaccante per lui ideale è Bonny, ragazzo svelto che fa dimenticare Lookman mai arrivato». Lautaro e Thuram sono punti fermi ma nell’Inter si fa largo Esposito. Le piace? «Molto. Sento paragoni ancora irriguardosi con Vieri ma Pio ha fisico, protegge bene il pallone, fa salire la squadra e segna. Un regalo per la nazionale». Parentesi azzurra: Gattuso ci porterà al mondiale? «Sono ottimista. Dopo la sfortunata parentesi con Spalletti, Rino è entrato nelle loro teste e per un ct significa essere a metà dell’opera». Se falliamo il terzo mondiale di fila? «Un dramma sportivo, quelli veri sono altri». Viriamo sul campionato: il Napoli insegue il quinto scudetto ma non convince. «La squadra non ha ancora la continuità implacabile che Conte impone, è ancora perfettibile. Ma De Laurentis ha permesso un mercato giusto per migliorare il gruppo che deve giocare anche la Champions. De Bruyne è tanta roba». A proposito di doppi impegni, il Milan è davvero avvantaggiato nell’essere fuori dalle coppe? «Sì perché Allegri può curare quello che è l’aspetto fondamentale, ovvero il ciclo di allenamento completo durante la settimana. Per Max tutto passerà dal recupero totale di Leao». Lo scudetto non è affare del Milan? «Sarà un testa a testa Napoli-Inter. La Roma è una piacevolissima alternativa». Atalanta e Bologna sono le possibili guastafeste? «L’Atalanta ha fatto una scelta di continuità mettendo in panchina Juric mentre il Bologna ha la sicurezza Italiano. Ma i meriti partono dai club». Da anni Bergamo fa scuola e il Bologna sta ricalcando la stessa filosofia manageriale. «Nel Bologna notavo già, all’epoca di Sinisa, un fattore fondamentale per fare bene nel calcio: fra i giocatori, nello staff, nei tifosi c’era un’euforia di fondo speciale, uno stato d’animo collettivo che è il vero segreto per far bene. Il Napoli dello scorso anno ha beffato l’Inter poggiando su queste doti che non si comprano al calciomercato». Delusione numero 1 è la Fiorentina? «Pioli ha esperienza e valenza tecnico-tattica per rimettere le cose a posto e ha un grande centravanti, Kean. Ma nella squadra vedo una mancanza di coesione psicologica, qualcosa di imprevedibile, di inaspettato che non si spiega». Che campionato sarà l’attuale, prima del mondiale? «Lo prevedo bellissimo e affascinante, ricco di colpi di scena. Ma, ahimè, noto uno straordinario aumento di infortuni, soprattutto muscolari». Si dice: troppe partite, non ce fanno fisicamente. «Non è così. In Premier League giocano di più con meno infortuni. Direi che sarebbe il caso di migliorare la prevenzione, gli allenamenti, non affrettare recuperi dopo un infortunio e, negli stessi giocatori, aumentare la disciplina verso se stessi». Sabatini, quando rientrerà alla grande nel mondo del pallone? «Presto. Per ora leggo e studio me stesso perché mi sono scoperto a 70 anni troppo ignorante».