
Roma, Osimhen, Juve e Bonicelli: le ultimissime
Nuovo sponsor in casa giallorossa. Il messaggio social del nigeriano. Gli azzurri vogliono Miretti. Le condizioni del giovane
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Anche quest’anno una perdita di 300 milioni di euro per l’erario grazie alle restrizioni locali, senza che diminuiscano i giocatori patologici e mentre aumentano i volumi giocati su segmenti alternativi. “L’Associazione Concessionari di Apparecchi da Intrattenimento (ACADI) e l’Associazione Italiana Esercenti Giochi Pubblici (EGP-FIPE) esprimono forte preoccupazione per il progressivo e costante crollo del gettito derivante dagli apparecchi da intrattenimento con vincita in denaro (AWP e VLT), che da anni rappresentano una delle principali voci di entrata del comparto del gioco pubblico. Non si tratta più soltanto di una crisi di settore, ma di una vera emergenza per la finanza pubblica e per la tenuta dell’intero sistema legale di offerta di gioco. Secondo i dati ufficiali del Rendiconto dello Stato, il Prelievo Erariale Unico (PREU) mostra un trend in costante discesa: nel solo 2024 si registra una perdita di oltre 260 milioni di euro, che diventano più di 1,5 miliardi rispetto al 2019, con ulteriori 300 milioni stimati in negativo per l’anno in corso. Nonostante questi numeri allarmanti, il bilancio dello Stato per il 2025 continua ad assumere proiezioni di entrata irrealistiche, ignorando le tendenze gestionali già aggiornate al primo semestre e disponibili presso l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Il rischio concreto è quello di continuare a costruire capitoli di bilancio su numeri virtuali, mentre nella realtà lo Stato perde risorse e l’intero presidio del gioco legale viene indebolito. Le ragioni di questa crisi sono evidenti. Negli ultimi dieci anni, le aliquote fiscali sugli apparecchi sono più che raddoppiate: basti pensare che il PREU sulle AWP è passato dal 13% al 24% delle somme giocate. Contestualmente, il montepremi è stato ridotto: per le AWP si è passati dal 75% al 65% delle somme giocate restituite in vincite. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: i giocatori si spostano verso altri prodotti di gioco legale con payout più attraenti oppure verso canali distributivi diversi, spesso non tracciati. Gli operatori faticano a sostenere l’offerta legale, anche a causa delle numerose limitazioni imposte dalle normative regionali e comunali, mai armonizzate a livello nazionale. Tali restrizioni, che colpiscono in modo selettivo la rete degli apparecchi, non riguardano invece altri prodotti legali e risultano evidentemente inapplicabili per i canali online, legali o, peggio, completamente illegali. Per fronteggiare questa situazione, proponiamo una soluzione concreta, immediatamente attuabile a partire dal primo bimestre contabile utile. È necessario riequilibrare l’offerta degli apparecchi aumentando il payout minimo e sostenendo fiscalmente gli operatori che investono nell’aggiornamento tecnologico delle macchine. Attraverso incentivi fiscali per chi installa software aggiornati, sarà possibile attribuire a questi operatori aliquote ridotte, calcolate a saldo dei periodi contabili, compensando l’incentivo con l’aumento della base imponibile derivante da una maggiore raccolta legale. Questo meccanismo genererebbe un gettito superiore a quello attuale e permetterebbe di destinare risorse aggiuntive anche alle regioni, per sostenere una più efficace lotta alle dipendenze comportamentali. Il rilancio della rete legale degli apparecchi non rappresenta solo una questione economica, ma anche un tema di sicurezza, legalità e salute pubblica. Senza interventi mirati, la discesa del gettito continuerà e lo Stato si ritroverà con entrate sovrastimate sulla carta ma ridotte nella realtà, privo degli strumenti per contrastare efficacemente le offerte di gioco irregolari e illegali. È quindi urgente avviare un percorso di riequilibrio dell’offerta degli apparecchi da gioco, che rappresentano tuttora il principale contribuente del comparto e il prodotto più diffuso sul territorio insieme alle lotterie. È altrettanto fondamentale accompagnare questo percorso con l’introduzione delle nuove tecnologie, a partire dall’intelligenza artificiale applicata alla tutela del giocatore. Le future concessioni dovranno includere strumenti in grado di rilevare automaticamente l’età apparente dell’utente, impedendo l’uso degli apparecchi da parte dei minori senza necessità di identificazioni nominative. Saranno inoltre previste funzionalità di autoesclusione e automisurazione del comportamento di gioco, già ampiamente testate con successo in altri Paesi. Queste misure rappresentano un approccio moderno, efficace e personalizzato alla prevenzione, ben più utile dei sistemi tradizionali basati su distanziamenti fisici o limitazioni orarie, la cui inefficacia è ormai documentata anche da numerosi studi scientifici italiani. Ribadiamo quindi la necessità di un intervento urgente e strutturale per salvaguardare il presidio legale del gioco pubblico, proteggere i cittadini e garantire risorse certe per la collettività.” - Così in una nota congiunta Geronimo Cardia ed Emmanuele Cangianelli, rispettivamente Presidente delle associazioni di categoria ACADI ed EGP-Fipe, entrambe aderenti a Confcommercio.
Fredberg apprezza Abildgaard. Si segue Giani in avanti, niente Partipilo
Durante l'allenamento pomeridiano di giovedì la squadra ha ricevuto alla Continassa la visita di un grande ex bianconero: i dettagli
A Palazzo Chigi sono andati su tutte le furie per la sconfessione da parte della Corte di giustizia Ue della linea del governo sui “Paesi sicuri” alla base del protocollo Italia-Albania sui rimpatri accelerati dei richiedenti asilo. La sentenza dei giudici del Lussemburgo demolisce l’impianto normativo e così il governo si dice “sorpreso” dalla decisione […] L'articolo Migranti, furia del governo dopo la sentenza Ue: “Non è loro competenza”. L’Anm: “Nessuno remava contro” proviene da Il Fatto Quotidiano .
Grave lutto per il portiere del Bayern Monaco: il piccolo Len stava lottando da tempo. Il messaggio straziante del padre
Regolare l’intelligenza artificiale, per renderla sicura per chi la utilizza. Si può in qualche modo riassumere così l’AI Act dell’Unione europea, che da domani entrerà nella sua seconda fase. La legge europea, la prima al mondo sull’AI, è pensata in base al rischio degli strumenti tecnologici, da quello minimo o basso fino a quello inammissibile. […]
Servizio sospeso lungo la metro A a Roma, fra le fermate di Termini e Ottaviano che abitualmente servono il Vaticano. Attivate navette sostitutive. Continua a leggere
Giuseppe Valditara, ministro dell'Istruzione e del Merito, è stato ospite di Gigi Marzullo nel programma Sottovoce, in onda su Rai1. Ecco quanto emerso sul mondo della scuola italiana: “Fare il ministro è un'avventura straordinariamente stimolante, richiede molto impegno, ma ritengo che si possano fare tante cose per il bene della scuola italiana. L'Italia è ovviamente un paese normale, ma vorrei che la società italiana sempre di più, e soprattutto la politica italiana, si ispirasse a quei canoni di normalità che all'estero sono ampiamente condivisi. Se io devasto una scuola è giusto che debba pagare i danni che ho causato. Se io manco di rispetto ad un insegnante è giusto che io venga sanzionato. I confini servono per proteggere la società e la democrazia all'interno di un paese. Ecco questi sono criteri di normalità, di buonsenso, che in tutte le epoche storiche e presso tutte le società sono ampiamente condivisi. Se è importante consentire ai nostri giovani di avere un'occupazione in tempi rapidi e un'occupazione che li realizzi, realizzi le loro potenzialità, le loro predisposizioni e se il mondo dell'impresa ha straordinario bisogno di certe figure professionali è normale, mettere in contatto la scuola con l'impresa, far sì che questi ragazzi possano essere indirizzati verso percorsi che li realizzano e che nel contempo garantiscano la competitività del nostro sistema imprenditoriale. Ecco questa è quella ragionevolezza, quel buonsenso, quel paese normale a cui io faccio riferimento che spesso e volentieri viene messo in discussione non dai cittadini, perché i cittadini nella stragrande maggioranza dei casi la pensano in questo modo, ma da una prevenzione, da un giudizio, da un pregiudizio ideologico che si allontana dalla realtà”. “Ma come sta la scuola in Italia?”, chiede Marzullo a Valditara, che risponde così: “La scuola in Italia sta molto meglio di quello che talvolta si legge sui giornali. Si dice per esempio che la Finlandia è uno dei paesi al mondo dove le performance in matematica sono le più elevate. Però se noi andiamo a guardare le performance dei nostri ragazzi in certe regioni d'Italia, addirittura in qualche caso superano i ragazzi della Finlandia. E sono regioni, magari regioni del settentrione, dove però il 70% degli insegnanti sono del sud, vuol dire che è la scuola italiana, sono gli insegnanti italiani che nella stragrande maggioranza dei casi comunque sono all'altezza della situazione e funzionano”. “Noi - ha proseguito Valditara - dobbiamo ricostruire questo grande patto educativo fra scuola e famiglia, che in questi anni ha registrato qualche scricchiolio, sono sempre più numerose, le precarità sono comunque percentuali minime, anche qui bisogna sempre con il buon senso evitare di estremizzare, però sono in crescita forte le aggressioni, talvolta anche solo verbali, altre volte purtroppo anche fisiche, di genitori nei confronti di insegnanti e allora bisogna far capire che lavoriamo tutti insieme, che famiglia e scuola, famiglia e insegnanti sono uniti da una grande alleanza per il futuro dei nostri giovani. Poi c'è la necessità a mio avviso anche di ribaltare certe concezioni pedagogiche che negli ultimi 50 anni hanno condizionato la famiglia, il rifiuto di dire dei no, il rifiuto di porre dei divieti, di sapere in qualche caso anche sanzionare, non si tratta di tornare al passato, ma hai preso un brutto voto, allo stadio domani non ci vai, non sei andato bene a scuola, il cellulare quest'anno non te lo compro”.
Notizie dalle stelle: positive, nette ma non definitive. Non sulla terra, ma nello spazio, Russia e Stati Uniti tornano a riallinearsi. Per la prima volta Dmitry Bakanov, capo di Roscosmos, agenzia spaziale russa, si è recato negli Usa per confrontarsi con l’omologo statunitense, Sean Duffy (segretario ai Trasporti nominato capo ad interim della Nasa, da […] L'articolo Russia e Usa tornano al dialogo, ma sullo spazio: colloqui in Texas tra i capi delle agenzie proviene da Il Fatto Quotidiano .
(Adnkronos) - La donna, 39 anni, incinta, è in condizioni stabili la moglie del cestista
Uno Stato membro non può includere un Paese nell'elenco dei Paesi di origine sicuri qualora esso non offra una protezione sufficiente a tutta la sua popolazione. Lo ha scritto la Corte di Giustizia dell'Unione europea in una sentenza sul protocollo Italia-Albania . Fino all'entrata in vigore di un nuovo regolamento destinato a sostituire la direttiva attualmente applicabile, uno Stato membro - ha spiegato la Corte - non può designare come Paese di origine "sicuro" un Paese terzo che non soddisfi, per talune categorie di persone, le condizioni sostanziali di questa designazione. Il nuovo regolamento, che consente di prevedere eccezioni per categorie di persone chiaramente identificabili, entrerà in vigore il 12 giugno 2026, ma il legislatore dell'Unione può anticipare questa data. Da Palazzo Chigi, invece, è arrivata una dura reazione. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha commentato così sui social la sentenza della Corte di giustizia dell'Ue: "Sorprende la decisione della Corte di Giustizia UE in merito ai Paesi sicuri di provenienza dei migranti illegali. Ancora una volta la giurisdizione, questa volta europea, rivendica spazi che non le competono, a fronte di r esponsabilità che sono politiche . La Corte di Giustizia Ue decide di consegnare a un qualsivoglia giudice nazionale la decisione non sui singoli casi , bensì sulla parte della politica migratoria relativa alla disciplina dei rimpatri e delle espulsioni degli irregolari. Così, ad esempio, per l’individuazione dei cosiddetti Paesi sicuri fa prevalere la decisione del giudice nazionale, fondata perfino su fonti private , rispetto agli esiti delle complesse istruttorie condotte dai ministeri interessati e valutate dal Parlamento sovrano". [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:43545151]] E ancora: "È un passaggio che dovrebbe preoccupare tutti – incluse le forze politiche che oggi esultano per la sentenza - perché riduce ulteriormente i già ristretti margini di autonomia dei Governi e dei Parlamenti nell’indirizzo normativo e amministrativo del fenomeno migratorio. La decisione della Corte indebolisce le politiche di contrasto all’immigrazione illegale di massa e di difesa dei confini nazionali. È singolare che ciò avvenga pochi mesi prima della entrata in vigore del Patto Ue su immigrazione e asilo, contenente regole più stringenti , anche quanto ai criteri di individuazione di quei Paesi: un Patto frutto del lavoro congiunto della Commissione, del Parlamento e del Consiglio dell’Unione europea. Il Governo italiano per i dieci mesi mancanti al funzionamento del Patto europeo non smetterà di ricercare ogni soluzione possibile, tecnica o normativa, per tutelare la sicurezza dei cittadini". Le opposizioni, invece, ha colto la palla al balzo per attaccare ancora una volta le politiche migratorie portate avanti dal governo Meloni. "La pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione europea sul protocollo Italia-Albania e sulla designazione dei Paesi di origine sicuri conferma la totale illegittimità dell’impianto normativo voluto dal governo Meloni - ha tuonato Angelo Bonelli di Avs -. La Corte ha chiarito che un Paese terzo può essere considerato ‘sicuro’ solo se la decisione è giustiziabile in sede giudiziaria, le fonti utilizzate sono accessibili a giudici e richiedenti e se il Paese garantisce protezione a tutta la popolazione. Nulla di tutto questo è avvenuto con l’atto legislativo italiano dell’ottobre 2024. Un nuovo rapporto di ActionAid in collaborazione con l’Università di Bari descrive i centri in Albania come i più costosi, disumani e inefficienti nella storia della politica migratoria italiana: 114mila euro al giorno per soli cinque giorni di attività nel 2024, con 570mila euro versati alla società Medihospes per trattenere venti persone liberate poche ore dopo. E conclude: "Per costruire il centro di Gjader sono stati spesi 74,2 milioni, ovvero oltre 153mila euro per ogni posto letto realizzato, contro circa 21mila euro nei centri italiani. Numeri che confermano l’assurdità di un’operazione dal costo di quasi un miliardo di euro - ha aggiunto Bonelli - Il governo Meloni e il ministro Piantedosi hanno edificato un impianto privo di garanzie giuridiche , umanamente inaccettabile ed economicamente insostenibile. Oggi quel piano viene smontato dalla giustizia nazionale ed europea. È ora che rispondano alla Corte dei Conti: quei soldi sottratti alle politiche sociali e all’accoglienza legalmente organizzata vanno rendicontati. Il piano Albania si conferma per quello che è sempre stato: un fallimento politico , economico e giuridico, costruito sulla violazione dei diritti fondamentali e sullo spreco sistematico di risorse pubbliche ". Dello stesso avviso anche Elly Schlein : "La Corte europea ha dato torto al governo italiano, chissà se anche stavolta diranno che li abbiamo ispirati noi, chissà se anche stavolta diranno che la Corte europea cerca solo di bloccare la riforma della giustizia in Italia, si prendano la responsabilità di non aver letto le leggi italiane ed europee e di aver fatto una scelta illegale con centri inumani in Albania che calpestano i diritti fondamentali dei migranti e dei rechiedenti asilo e per cui hanno sperperato più di 800 milioni degli italiani che potevamo invece usare per assumere medici e infermieri". [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:43577071]]
La stara americana, diventata nota da ragazzino, ha svelato il segreto della sua "eterna giovinezza"