
Investito ad Arezzo, 74enne in gravissime condizioni
L’incidente giovedì pomeriggio in via Chiarini, l’uomo portato in elicottero alle Scotte di Siena
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I dubbi di Igor Tudor: in attacco Vlahovic e David si giocano la maglia da titolare, Yildiz confermato. Chi gioca e chi no in vista di Como-Juventus
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Le intervista al cast del film di Ludovica Rampoldi con Adriano Giannini, Valeria Golino e Andrea Carpenzano presentato alla Festa del cinema di Roma e in sala dal 27 novembre
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Pierluigi Collina torna ad arbitrare nel match beneficenza tra leggende del calcio. L'arbitro italiano viene microfonato e regala perle scherzando con i campioni sul terreno di gioco. Continua a leggere
Schiscètta, con la “è” sfacciatamente aperta, come quel “perchè” (accento volutamente errato) che è uno schiaffo a timpano e dizione. Già, schiscètta è lemma milanese e non poteva essere altrimenti . Etimologicamente: schiacciare-premere. Sostanzialmente: schiacciare-premere cibo in un contenitore a chiusura ermetica, che non coli né si apra, le conseguenze risulterebbero nefaste e pietose. A lato pratico: pietanza che assurge a pasto economico, tendenzialmente solitario , funzionale per quanto un poco svilente (almeno per il percepito diffuso). Pura, vecchia Milano: risparmiare tempo e denaro, ergere barriere per eludere chiacchiere di circostanza , sapore di casa. Lemma così milanese, schiscètta, che uno stimabile siciliano - emigrato in gioventù a Milano e di cui non farò il nome - confessò che “schiscètta” fu la prima parola che apprese in veste di forestiero: non ne ipotizzava l’esistenza e i suoi conterranei, quando condivise la scoperta, derubricarono il tutto a «cibo inscatolato» . Ma la schiscia non è una latta di tonno. D’altronde il Meridione non può concepirla (il che forse è meritorio. O forse no). Aspetti negativi : confezionamento inadeguato, i già citati e nefasti disagi; solitudine (se vi sentite soli, evitatela); il collega che imponderabilmente vuole cazzeggiare mentre amoreggiate col vostro tupperware (che strazio, importunare chi mangia); pietanze inadatte ossia masochismo (leggasi insalate, invero masochismo in ogni contesto); olezzo molesto (per gli altri, dunque se siete solidi fatti loro). Aspetti positivi : già enucleati. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44272234]] La schiscia è business non solo per il risparmio di tempo e denaro: nacque come marchio registrato. Nel 1952 l’illuminato Renato Caimi , brianzolo, brevettò il più iconico dei contenitori prandiali. Il nome proprio divenne poi comune, destino esclusivo delle invenzioni che generano nuovi standard: per intendersi compete con velcro, jacuzzi, biro e mascara. Caimi, sul tram Nova Milanese-Milano, vide un operaio cadere, una frenata improvvisa e rovesciò su un malcapitato il pranzo che ondeggiava in un pentolino inappropriato. Bastò la chiusura ermetica: ecco a voi la schiscètta. La moderna schiscia è tupperware & microonde : evitare pastasciutte (mangereste colla) e carni rosse (deglutireste cuoio). Bene le carni bianche se accompagnate da riso e/o salse. Ottimi i risotti: intiepiditi lentamente e con alcune ore di riposo alle spalle possono stupire. Le zuppe funzionano. Ma le zuppe sono un po’ come l’insalata , buone per la colletta alimentare fuori dal supermercato: compratele e contestualmente consegnatele. Aiutereste un indigente, bellissimo: pulitevi la coscienza ma la zuppa alla scrivania, per il vostro bene, evitatela. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44496994]]
Schiscètta, con la “è” sfacciatamente aperta, come quel “perchè” (accento volutamente errato) che è uno schiaffo a timpano e dizione. Già, schiscètta è lemma milanese e non poteva essere altrimenti . Etimologicamente: schiacciare-premere. Sostanzialmente: schiacciare-premere cibo in un contenitore a chiusura ermetica, che non coli né si apra, le conseguenze risulterebbero nefaste e pietose. A lato pratico: pietanza che assurge a pasto economico, tendenzialmente solitario , funzionale per quanto un poco svilente (almeno per il percepito diffuso). Pura, vecchia Milano: risparmiare tempo e denaro, ergere barriere per eludere chiacchiere di circostanza , sapore di casa. Lemma così milanese, schiscètta, che uno stimabile siciliano - emigrato in gioventù a Milano e di cui non farò il nome - confessò che “schiscètta” fu la prima parola che apprese in veste di forestiero: non ne ipotizzava l’esistenza e i suoi conterranei, quando condivise la scoperta, derubricarono il tutto a «cibo inscatolato» . Ma la schiscia non è una latta di tonno. D’altronde il Meridione non può concepirla (il che forse è meritorio. O forse no). Aspetti negativi : confezionamento inadeguato, i già citati e nefasti disagi; solitudine (se vi sentite soli, evitatela); il collega che imponderabilmente vuole cazzeggiare mentre amoreggiate col vostro tupperware (che strazio, importunare chi mangia); pietanze inadatte ossia masochismo (leggasi insalate, invero masochismo in ogni contesto); olezzo molesto (per gli altri, dunque se siete solidi fatti loro). Aspetti positivi : già enucleati. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44272234]] La schiscia è business non solo per il risparmio di tempo e denaro: nacque come marchio registrato. Nel 1952 l’illuminato Renato Caimi , brianzolo, brevettò il più iconico dei contenitori prandiali. Il nome proprio divenne poi comune, destino esclusivo delle invenzioni che generano nuovi standard: per intendersi compete con velcro, jacuzzi, biro e mascara. Caimi, sul tram Nova Milanese-Milano, vide un operaio cadere, una frenata improvvisa e rovesciò su un malcapitato il pranzo che ondeggiava in un pentolino inappropriato. Bastò la chiusura ermetica: ecco a voi la schiscètta. La moderna schiscia è tupperware & microonde : evitare pastasciutte (mangereste colla) e carni rosse (deglutireste cuoio). Bene le carni bianche se accompagnate da riso e/o salse. Ottimi i risotti: intiepiditi lentamente e con alcune ore di riposo alle spalle possono stupire. Le zuppe funzionano. Ma le zuppe sono un po’ come l’insalata , buone per la colletta alimentare fuori dal supermercato: compratele e contestualmente consegnatele. Aiutereste un indigente, bellissimo: pulitevi la coscienza ma la zuppa alla scrivania, per il vostro bene, evitatela. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44496994]]
Schiscètta, con la “è” sfacciatamente aperta, come quel “perchè” (accento volutamente errato) che è uno schiaffo a timpano e dizione. Già, schiscètta è lemma milanese e non poteva essere altrimenti . Etimologicamente: schiacciare-premere. Sostanzialmente: schiacciare-premere cibo in un contenitore a chiusura ermetica, che non coli né si apra, le conseguenze risulterebbero nefaste e pietose. A lato pratico: pietanza che assurge a pasto economico, tendenzialmente solitario , funzionale per quanto un poco svilente (almeno per il percepito diffuso). Pura, vecchia Milano: risparmiare tempo e denaro, ergere barriere per eludere chiacchiere di circostanza , sapore di casa. Lemma così milanese, schiscètta, che uno stimabile siciliano - emigrato in gioventù a Milano e di cui non farò il nome - confessò che “schiscètta” fu la prima parola che apprese in veste di forestiero: non ne ipotizzava l’esistenza e i suoi conterranei, quando condivise la scoperta, derubricarono il tutto a «cibo inscatolato» . Ma la schiscia non è una latta di tonno. D’altronde il Meridione non può concepirla (il che forse è meritorio. O forse no). Aspetti negativi : confezionamento inadeguato, i già citati e nefasti disagi; solitudine (se vi sentite soli, evitatela); il collega che imponderabilmente vuole cazzeggiare mentre amoreggiate col vostro tupperware (che strazio, importunare chi mangia); pietanze inadatte ossia masochismo (leggasi insalate, invero masochismo in ogni contesto); olezzo molesto (per gli altri, dunque se siete solidi fatti loro). Aspetti positivi : già enucleati. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44272234]] La schiscia è business non solo per il risparmio di tempo e denaro: nacque come marchio registrato. Nel 1952 l’illuminato Renato Caimi , brianzolo, brevettò il più iconico dei contenitori prandiali. Il nome proprio divenne poi comune, destino esclusivo delle invenzioni che generano nuovi standard: per intendersi compete con velcro, jacuzzi, biro e mascara. Caimi, sul tram Nova Milanese-Milano, vide un operaio cadere, una frenata improvvisa e rovesciò su un malcapitato il pranzo che ondeggiava in un pentolino inappropriato. Bastò la chiusura ermetica: ecco a voi la schiscètta. La moderna schiscia è tupperware & microonde : evitare pastasciutte (mangereste colla) e carni rosse (deglutireste cuoio). Bene le carni bianche se accompagnate da riso e/o salse. Ottimi i risotti: intiepiditi lentamente e con alcune ore di riposo alle spalle possono stupire. Le zuppe funzionano. Ma le zuppe sono un po’ come l’insalata , buone per la colletta alimentare fuori dal supermercato: compratele e contestualmente consegnatele. Aiutereste un indigente, bellissimo: pulitevi la coscienza ma la zuppa alla scrivania, per il vostro bene, evitatela. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44496994]]
Schiscètta, con la “è” sfacciatamente aperta, come quel “perchè” (accento volutamente errato) che è uno schiaffo a timpano e dizione. Già, schiscètta è lemma milanese e non poteva essere altrimenti . Etimologicamente: schiacciare-premere. Sostanzialmente: schiacciare-premere cibo in un contenitore a chiusura ermetica, che non coli né si apra, le conseguenze risulterebbero nefaste e pietose. A lato pratico: pietanza che assurge a pasto economico, tendenzialmente solitario , funzionale per quanto un poco svilente (almeno per il percepito diffuso). Pura, vecchia Milano: risparmiare tempo e denaro, ergere barriere per eludere chiacchiere di circostanza , sapore di casa. Lemma così milanese, schiscètta, che uno stimabile siciliano - emigrato in gioventù a Milano e di cui non farò il nome - confessò che “schiscètta” fu la prima parola che apprese in veste di forestiero: non ne ipotizzava l’esistenza e i suoi conterranei, quando condivise la scoperta, derubricarono il tutto a «cibo inscatolato» . Ma la schiscia non è una latta di tonno. D’altronde il Meridione non può concepirla (il che forse è meritorio. O forse no). Aspetti negativi : confezionamento inadeguato, i già citati e nefasti disagi; solitudine (se vi sentite soli, evitatela); il collega che imponderabilmente vuole cazzeggiare mentre amoreggiate col vostro tupperware (che strazio, importunare chi mangia); pietanze inadatte ossia masochismo (leggasi insalate, invero masochismo in ogni contesto); olezzo molesto (per gli altri, dunque se siete solidi fatti loro). Aspetti positivi : già enucleati. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44272234]] La schiscia è business non solo per il risparmio di tempo e denaro: nacque come marchio registrato. Nel 1952 l’illuminato Renato Caimi , brianzolo, brevettò il più iconico dei contenitori prandiali. Il nome proprio divenne poi comune, destino esclusivo delle invenzioni che generano nuovi standard: per intendersi compete con velcro, jacuzzi, biro e mascara. Caimi, sul tram Nova Milanese-Milano, vide un operaio cadere, una frenata improvvisa e rovesciò su un malcapitato il pranzo che ondeggiava in un pentolino inappropriato. Bastò la chiusura ermetica: ecco a voi la schiscètta. La moderna schiscia è tupperware & microonde : evitare pastasciutte (mangereste colla) e carni rosse (deglutireste cuoio). Bene le carni bianche se accompagnate da riso e/o salse. Ottimi i risotti: intiepiditi lentamente e con alcune ore di riposo alle spalle possono stupire. Le zuppe funzionano. Ma le zuppe sono un po’ come l’insalata , buone per la colletta alimentare fuori dal supermercato: compratele e contestualmente consegnatele. Aiutereste un indigente, bellissimo: pulitevi la coscienza ma la zuppa alla scrivania, per il vostro bene, evitatela. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44496994]]
Schiscètta, con la “è” sfacciatamente aperta, come quel “perchè” (accento volutamente errato) che è uno schiaffo a timpano e dizione. Già, schiscètta è lemma milanese e non poteva essere altrimenti . Etimologicamente: schiacciare-premere. Sostanzialmente: schiacciare-premere cibo in un contenitore a chiusura ermetica, che non coli né si apra, le conseguenze risulterebbero nefaste e pietose. A lato pratico: pietanza che assurge a pasto economico, tendenzialmente solitario , funzionale per quanto un poco svilente (almeno per il percepito diffuso). Pura, vecchia Milano: risparmiare tempo e denaro, ergere barriere per eludere chiacchiere di circostanza , sapore di casa. Lemma così milanese, schiscètta, che uno stimabile siciliano - emigrato in gioventù a Milano e di cui non farò il nome - confessò che “schiscètta” fu la prima parola che apprese in veste di forestiero: non ne ipotizzava l’esistenza e i suoi conterranei, quando condivise la scoperta, derubricarono il tutto a «cibo inscatolato» . Ma la schiscia non è una latta di tonno. D’altronde il Meridione non può concepirla (il che forse è meritorio. O forse no). Aspetti negativi : confezionamento inadeguato, i già citati e nefasti disagi; solitudine (se vi sentite soli, evitatela); il collega che imponderabilmente vuole cazzeggiare mentre amoreggiate col vostro tupperware (che strazio, importunare chi mangia); pietanze inadatte ossia masochismo (leggasi insalate, invero masochismo in ogni contesto); olezzo molesto (per gli altri, dunque se siete solidi fatti loro). Aspetti positivi : già enucleati. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44272234]] La schiscia è business non solo per il risparmio di tempo e denaro: nacque come marchio registrato. Nel 1952 l’illuminato Renato Caimi , brianzolo, brevettò il più iconico dei contenitori prandiali. Il nome proprio divenne poi comune, destino esclusivo delle invenzioni che generano nuovi standard: per intendersi compete con velcro, jacuzzi, biro e mascara. Caimi, sul tram Nova Milanese-Milano, vide un operaio cadere, una frenata improvvisa e rovesciò su un malcapitato il pranzo che ondeggiava in un pentolino inappropriato. Bastò la chiusura ermetica: ecco a voi la schiscètta. La moderna schiscia è tupperware & microonde : evitare pastasciutte (mangereste colla) e carni rosse (deglutireste cuoio). Bene le carni bianche se accompagnate da riso e/o salse. Ottimi i risotti: intiepiditi lentamente e con alcune ore di riposo alle spalle possono stupire. Le zuppe funzionano. Ma le zuppe sono un po’ come l’insalata , buone per la colletta alimentare fuori dal supermercato: compratele e contestualmente consegnatele. Aiutereste un indigente, bellissimo: pulitevi la coscienza ma la zuppa alla scrivania, per il vostro bene, evitatela. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44496994]]
Fino a pochi anni fa registrare una telefonata era una piccola impresa tecnologica. Chi provava a salvare...