Lina Sastri a La Confessione di Gomez: “Dal camerino urlai: ‘che ci faccio qui?’ De Filippo rispose: ‘volete andare da Strehler? ‘mparate a camminà”

Lina Sastri a La Confessione di Gomez: “Dal camerino urlai: ‘che ci faccio qui?’ De Filippo rispose: ‘volete andare da Strehler? ‘mparate a camminà”

Lina Sastri ed Eduardo De Filippo, un incontro nato quasi per caso, un sodalizio cementato dalla stima reciproca, ma anche da qualche memorabile rimprovero. A La Confessione di Peter Gomez in onda sabato 18 ottobre alle 20.15 su Rai 3, l’attrice e regista napoletana ha raccontato un episodio che ancora ha scolpito nella memoria. “A […] L'articolo Lina Sastri a La Confessione di Gomez: “Dal camerino urlai: ‘che ci faccio qui?’ De Filippo rispose: ‘volete andare da Strehler? ‘mparate a camminà” proviene da Il Fatto Quotidiano .

Cerno a La Confessione di Gomez: “Ai giovani di FdI dico sempre: sembrate l’Arcigay degli anni ’80: chiedete la stessa uguaglianza”

Cerno a La Confessione di Gomez: “Ai giovani di FdI dico sempre: sembrate l’Arcigay degli anni ’80: chiedete la stessa uguaglianza”

Tommaso Cerno uno nessuno centomila direbbe Pirandello. A 2o anni candidato con Alleanza nazionale, a quaranta senatore del Pd, prima avversario dei 5 Stelle, poi loro sostenitore. Ai vertici di due giornali di sinistra come L’Espresso e Repubblica, oggi dirige Il Tempo che, invece, è un giornale di destra. Unito civilmente dal 2022 con il […] L'articolo Cerno a La Confessione di Gomez: “Ai giovani di FdI dico sempre: sembrate l’Arcigay degli anni ’80: chiedete la stessa uguaglianza” proviene da Il Fatto Quotidiano .

Crepet silenzia la sinistra: “Chi dovrebbe parlare di sesso e come? Gli insegnanti sono pagati per altro”

Crepet silenzia la sinistra: “Chi dovrebbe parlare di sesso e come? Gli insegnanti sono pagati per altro”

«Ma cosa si intende al di là dello slogan? Per dire: nei temi c'è un titolo e poi c'è uno svolgimento. Qual è lo svolgimento? Cosa vuole dire l'educazione sessuale-affettiva obbligatoria alle scuole medie? Chi va ad insegnare chi e con quale curriculum? L'educazione di questo tipo ai ragazzi la fa il prete? Oppure l'insegnante di biologia? O un altro? Chi? Non lo sanno, talmente la superficialità di questo discorso. Non c'è risposta su questo. Quindi non so che dire». Sfodera la sua ironia Paolo Crepet, psichiatra, sociologo, educatore e saggista di fama internazionale, quando gli chiediamo una sua riflessione sul dibattito incandescente in corso scaturito dall'emendamento leghista che allarga il divieto di affrontare tematiche sessuali anche alle scuole medie. Dunque, tra favorevoli e contrari lei non si schiera? «Davvero: se va bene o va male questa cosa dell'obbligatorietà o meno dell'educazione sessuale-affettiva alle scuole medie non lo so, non lo capisco. Rispondo: boh. Non entro per nulla nella polemica, sto molto prima. Mi domando: chi lo deve fare? In quali orari? Chi va dai ragazzi avendo cognizione di causa? Con quali competenze? Francamente non ho capito l'argomento. Faccio tanta fatica, in questo senso, nel seguire chi la propone». Uscendo dalle polemiche e focalizzando un altro aspetto, al di là delle “barricate”: va da sé che sono cambiati i tempi. I ragazzini oggi di notizie ed altro in materia di sesso ne hanno eccome... «Gli stimoli sono anche troppi, non so se i parlamentari conoscono i “giri” dei giovani. C'è oggi un'anticipazione di età: quello che un tempo succedeva alle scuole superiori adesso accade alle scuole medie. La curiosità, nata con l'adolescenza, ora è in pre-adolescenza. Pertanto, a maggior ragione: come si fa ad essere d'accordo o contro?». Tanti stimoli ancora più amplificati dall'utilizzo incessante della tecnologia. «I ragazzini sono dentro ad un oceano di informazioni di vario genere. Stanno sempre sugli smartphone. E hanno la loro visione sul sesso: c'è a chi interessa di più, a chi meno. I docenti che lavorano tutte le mattine con loro sono pagati per fare altro, non educazione sessuale. Insegnanti lo si diventa facendo un concorso. Al concorso ai candidati per diventare docenti fanno domande sul sesso? Non credo, non lo so. Queste tematiche rientrano nel loro curriculum di formazione? Mi pare quindi un argomento molto sovrastimato».

Crepet silenzia la sinistra: “Chi dovrebbe parlare di sesso e come? Gli insegnanti sono pagati per altro”

Crepet silenzia la sinistra: “Chi dovrebbe parlare di sesso e come? Gli insegnanti sono pagati per altro”

«Ma cosa si intende al di là dello slogan? Per dire: nei temi c'è un titolo e poi c'è uno svolgimento. Qual è lo svolgimento? Cosa vuole dire l'educazione sessuale-affettiva obbligatoria alle scuole medie? Chi va ad insegnare chi e con quale curriculum? L'educazione di questo tipo ai ragazzi la fa il prete? Oppure l'insegnante di biologia? O un altro? Chi? Non lo sanno, talmente la superficialità di questo discorso. Non c'è risposta su questo. Quindi non so che dire». Sfodera la sua ironia Paolo Crepet, psichiatra, sociologo, educatore e saggista di fama internazionale, quando gli chiediamo una sua riflessione sul dibattito incandescente in corso scaturito dall'emendamento leghista che allarga il divieto di affrontare tematiche sessuali anche alle scuole medie. Dunque, tra favorevoli e contrari lei non si schiera? «Davvero: se va bene o va male questa cosa dell'obbligatorietà o meno dell'educazione sessuale-affettiva alle scuole medie non lo so, non lo capisco. Rispondo: boh. Non entro per nulla nella polemica, sto molto prima. Mi domando: chi lo deve fare? In quali orari? Chi va dai ragazzi avendo cognizione di causa? Con quali competenze? Francamente non ho capito l'argomento. Faccio tanta fatica, in questo senso, nel seguire chi la propone». Uscendo dalle polemiche e focalizzando un altro aspetto, al di là delle “barricate”: va da sé che sono cambiati i tempi. I ragazzini oggi di notizie ed altro in materia di sesso ne hanno eccome... «Gli stimoli sono anche troppi, non so se i parlamentari conoscono i “giri” dei giovani. C'è oggi un'anticipazione di età: quello che un tempo succedeva alle scuole superiori adesso accade alle scuole medie. La curiosità, nata con l'adolescenza, ora è in pre-adolescenza. Pertanto, a maggior ragione: come si fa ad essere d'accordo o contro?». Tanti stimoli ancora più amplificati dall'utilizzo incessante della tecnologia. «I ragazzini sono dentro ad un oceano di informazioni di vario genere. Stanno sempre sugli smartphone. E hanno la loro visione sul sesso: c'è a chi interessa di più, a chi meno. I docenti che lavorano tutte le mattine con loro sono pagati per fare altro, non educazione sessuale. Insegnanti lo si diventa facendo un concorso. Al concorso ai candidati per diventare docenti fanno domande sul sesso? Non credo, non lo so. Queste tematiche rientrano nel loro curriculum di formazione? Mi pare quindi un argomento molto sovrastimato».

Crepet silenzia la sinistra: “Chi dovrebbe parlare di sesso e come? Gli insegnanti sono pagati per altro”

Crepet silenzia la sinistra: “Chi dovrebbe parlare di sesso e come? Gli insegnanti sono pagati per altro”

«Ma cosa si intende al di là dello slogan? Per dire: nei temi c'è un titolo e poi c'è uno svolgimento. Qual è lo svolgimento? Cosa vuole dire l'educazione sessuale-affettiva obbligatoria alle scuole medie? Chi va ad insegnare chi e con quale curriculum? L'educazione di questo tipo ai ragazzi la fa il prete? Oppure l'insegnante di biologia? O un altro? Chi? Non lo sanno, talmente la superficialità di questo discorso. Non c'è risposta su questo. Quindi non so che dire». Sfodera la sua ironia Paolo Crepet, psichiatra, sociologo, educatore e saggista di fama internazionale, quando gli chiediamo una sua riflessione sul dibattito incandescente in corso scaturito dall'emendamento leghista che allarga il divieto di affrontare tematiche sessuali anche alle scuole medie. Dunque, tra favorevoli e contrari lei non si schiera? «Davvero: se va bene o va male questa cosa dell'obbligatorietà o meno dell'educazione sessuale-affettiva alle scuole medie non lo so, non lo capisco. Rispondo: boh. Non entro per nulla nella polemica, sto molto prima. Mi domando: chi lo deve fare? In quali orari? Chi va dai ragazzi avendo cognizione di causa? Con quali competenze? Francamente non ho capito l'argomento. Faccio tanta fatica, in questo senso, nel seguire chi la propone». Uscendo dalle polemiche e focalizzando un altro aspetto, al di là delle “barricate”: va da sé che sono cambiati i tempi. I ragazzini oggi di notizie ed altro in materia di sesso ne hanno eccome... «Gli stimoli sono anche troppi, non so se i parlamentari conoscono i “giri” dei giovani. C'è oggi un'anticipazione di età: quello che un tempo succedeva alle scuole superiori adesso accade alle scuole medie. La curiosità, nata con l'adolescenza, ora è in pre-adolescenza. Pertanto, a maggior ragione: come si fa ad essere d'accordo o contro?». Tanti stimoli ancora più amplificati dall'utilizzo incessante della tecnologia. «I ragazzini sono dentro ad un oceano di informazioni di vario genere. Stanno sempre sugli smartphone. E hanno la loro visione sul sesso: c'è a chi interessa di più, a chi meno. I docenti che lavorano tutte le mattine con loro sono pagati per fare altro, non educazione sessuale. Insegnanti lo si diventa facendo un concorso. Al concorso ai candidati per diventare docenti fanno domande sul sesso? Non credo, non lo so. Queste tematiche rientrano nel loro curriculum di formazione? Mi pare quindi un argomento molto sovrastimato».

Crepet silenzia la sinistra: “Chi dovrebbe parlare di sesso e come? Gli insegnanti sono pagati per altro”

Crepet silenzia la sinistra: “Chi dovrebbe parlare di sesso e come? Gli insegnanti sono pagati per altro”

«Ma cosa si intende al di là dello slogan? Per dire: nei temi c'è un titolo e poi c'è uno svolgimento. Qual è lo svolgimento? Cosa vuole dire l'educazione sessuale-affettiva obbligatoria alle scuole medie? Chi va ad insegnare chi e con quale curriculum? L'educazione di questo tipo ai ragazzi la fa il prete? Oppure l'insegnante di biologia? O un altro? Chi? Non lo sanno, talmente la superficialità di questo discorso. Non c'è risposta su questo. Quindi non so che dire». Sfodera la sua ironia Paolo Crepet, psichiatra, sociologo, educatore e saggista di fama internazionale, quando gli chiediamo una sua riflessione sul dibattito incandescente in corso scaturito dall'emendamento leghista che allarga il divieto di affrontare tematiche sessuali anche alle scuole medie. Dunque, tra favorevoli e contrari lei non si schiera? «Davvero: se va bene o va male questa cosa dell'obbligatorietà o meno dell'educazione sessuale-affettiva alle scuole medie non lo so, non lo capisco. Rispondo: boh. Non entro per nulla nella polemica, sto molto prima. Mi domando: chi lo deve fare? In quali orari? Chi va dai ragazzi avendo cognizione di causa? Con quali competenze? Francamente non ho capito l'argomento. Faccio tanta fatica, in questo senso, nel seguire chi la propone». Uscendo dalle polemiche e focalizzando un altro aspetto, al di là delle “barricate”: va da sé che sono cambiati i tempi. I ragazzini oggi di notizie ed altro in materia di sesso ne hanno eccome... «Gli stimoli sono anche troppi, non so se i parlamentari conoscono i “giri” dei giovani. C'è oggi un'anticipazione di età: quello che un tempo succedeva alle scuole superiori adesso accade alle scuole medie. La curiosità, nata con l'adolescenza, ora è in pre-adolescenza. Pertanto, a maggior ragione: come si fa ad essere d'accordo o contro?». Tanti stimoli ancora più amplificati dall'utilizzo incessante della tecnologia. «I ragazzini sono dentro ad un oceano di informazioni di vario genere. Stanno sempre sugli smartphone. E hanno la loro visione sul sesso: c'è a chi interessa di più, a chi meno. I docenti che lavorano tutte le mattine con loro sono pagati per fare altro, non educazione sessuale. Insegnanti lo si diventa facendo un concorso. Al concorso ai candidati per diventare docenti fanno domande sul sesso? Non credo, non lo so. Queste tematiche rientrano nel loro curriculum di formazione? Mi pare quindi un argomento molto sovrastimato».