L’operazione nostalgia di Victoria’s Secret, che tiene le super modelle in prima fila e le curvy di facciata

L’operazione nostalgia di Victoria’s Secret, che tiene le super modelle in prima fila e le curvy di facciata

Il brand ha passato decenni a far sentire le donne inadeguate, puntando su canoni estetici molto restrittivi. Ora, presta attenzione alle donne con corpi diversi, sbandierando la parola "inclusività". Di fondo, c'è un problema di credibilità, anche perché nel 2025 ha ancora portato in passerella un'estetica patinata che oggi fa molta meno presa, soprattutto sulle nuove generazioni. Le donne non si accontentano di vedere Angeli magrissimi con le ali, perché hanno imparato a reclamare a gran voce il loro posto nel mondo, affermando il loro valore oltre la taglia. Continua a leggere

Pascale asfalta Schlein: "Solo sul carro con le piume. Meloni unica leader"

Pascale asfalta Schlein: "Solo sul carro con le piume. Meloni unica leader"

Sulla carta, Francesca Pascale era pronta da un pezzo per diventare la nuova eroina della sinistra. Nei fatti, è un nuovo boomerang per le opposizioni sempre più disperate. L'ex compagna di Silvio Berlusconi , notoriamente schierata su posizioni molto "progressiste" sui temi etici e nelle battaglie per i diritti della comunità Lgbtqi+ , intervistata dal podcast Gurulandia si lancia in un elogio senza mezzi termini di Giorgia Meloni , che definisce "un leader che rispetto, che stimo e che non voto per alcune ragioni. Ma oggi, dopo Silvio Berlusconi , è l'unico leader che riesce ad andare in Europa, in America, nel mondo in generale e costruire un dialogo. Prima di lei c'era riuscito solo Berlusconi". [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44568318]] L'intervista prosegue in un crescendo di sfottò nei confronti di Pd e dintorni: "Tolta Meloni chi mettiamo? Elly? Andiamo col carro con le piume a ballare . Ma se fosse lei l'alternativa sarebbe la catastrofe più totale". Tanti saluti, insomma, alla segretaria del Pd. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44584350]] "Schlein è una persona di cultura - prosegue Pascale, che sembra avere le idee chiarissime al riguardo -, ma è un prodotto chimico dell'establishment del Pd. Ha scelto una donna lesbica, preparata per metterla in contrapposizione a Meloni". La risposta dell'elettorato, stando ai sondaggi e pure a parecchie tornate elettorali, non sembra peraltro aver premiato la logica del Nazareno. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44568044]] "Guardiamo le Regionali in Campania - sottolinea Pascale, peraltro napoletana di nascita, riguardo alla candidatura del grillino Roberto Fico a governatore -, ha vinto De Luca a mani basse e ha vinto De Luca, non la Schlein perché lei non è leader e non lo sarà mai". [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44572856]] Insomma, chi aveva sognato di aver trovato una nuova figurina anti-Meloni sarà rimasto deluso: "Io sono classe '85 e non sono mai stata di sinistra . Sono liberale e sposo dei temi che sono a sinistra, ma il problema che li ha monopolizzati. Sono liberale e berlusconiana e sempre rimarrò tale. Mi sento più vicino al centrodestra e sono più liberale ed europeista. Una Europa simile ai padri fondatori".

Fondazione Magna Grecia, all'Onu Rapporto su mafie nell'era digitale

Fondazione Magna Grecia, all'Onu Rapporto su mafie nell'era digitale

NEW YORK (ITALPRESS) – Il volto della criminalità organizzata è in continua evoluzione e le mafie contemporanee hanno abbracciato l'era digitale trasformando radicalmente le proprie strategie comunicative e di reclutamento grazie alle piattaforme social, che sono diventate un terreno fertile per la costruzione di un “immaginario mafioso” che non solo normalizza, ma talvolta giunge a glorificare la criminalità, esercitando un'influenza preoccupante soprattutto sulle giovani generazioni. Per questo motivo la Fondazione Magna Grecia ha sentito l'urgenza di proseguire la sua indagine scientifica in questo campo tramite un secondo Studio che, a due anni dal primo, prevede un focus specifico sull'uso di TikTok da parte delle mafie. “Siamo convinti infatti che la ricerca rappresenti uno strumento imprescindibile per comprendere e contrastare un fenomeno che muta con rapidità, adattandosi ai linguaggi e alle tecnologie del nostro tempo”, ha detto il presidente della Fondazione, Nino Foti. Il Rapporto è stato curato da Marcello Ravveduto, professore di Digital Public History presso l'Università di Salerno e presentato al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite il 15 ottobre, alla presenza del procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, di Antonio Nicaso, esperto di fenomeni criminali e docente alla Queen University del Canada e del presidente della Commissione parlamentare antimafia, Chiara Colosimo. Sono intervenuti Antonello Colosimo, presidente della Corte dei conti in Umbria e Saverio Romano, presidente della Commissione parlamentare per la semplificazione. Lo Studio è unico nel suo genere perchè sceglie di addentrarsi nei meandri di TikTok, piattaforma che più di tutte ha in sè una grandissima forza virale. Può contare infatti su strumenti tipici dell'industria dell'intrattenimento digitale: musica, coreografie, hashtag, montaggi accattivanti che trasformano la mafia in un prodotto mediatico seducente, accessibile, apparentemente privo di conseguenze. Ma anche per la sua portata quantitativa. Sono stati analizzati quasi 6.300 tra profili utente (1.489), video (1.455), commenti (1.385), emoji (1.053), tracce musicali (695), brand (130) e hashtag (76) ed è stato fatto un raffronto – per la prima volta – con le mafie internazionali. Un Rapporto quanto mai necessario dunque se si pensa che “oggi la mafia usa il linguaggio di un brand e, al pari di un brand, si fa pubblicità e si vende. E lo fa evocando il potere non tanto e non più con la violenza, quanto piuttosto secondo le logiche popolari del mercato”, ha spiegato Marcello Ravveduto. Si è brandizzata insomma, creando un nuovo spazio di comunicazione, che viene definito “mafiosfera”, in cui ha acquisito la capacità di suggestionare un pubblico sempre più ampio. “Nella mafiosfera infatti tutto si trasforma in intrattenimento e la mentalità mafiosa accede a una vetrinizzazione che la normalizza, la priva della violenza e la rende sempre più familiare al grande pubblico”. Sempre più “pop”. In questo contesto assume un ruolo fondamentale la figura del “mafiofilo”, che – a volte in modo consapevole, altre meno – “veste” il prodotto “mafia” con codici visivi e sonori distintivi (musica neomelodica e trap, immagini di lusso ostentato, abiti griffati) in cui la gravità morale delle storie narrate si dissolve a favore della spettacolarizzazione e le organizzazioni criminali, facendo perdere di vista il confine tra ciò che è lecito e ciò che non lo è, raccontano di un successo facile, trasgressivo e alla portata di tutti. Diventano performative e attrattive soprattutto per i giovani. “Le mafie ormai non sono più soltanto denaro, trame e violenza: oggi si muovono tra server, blockchain, social media e flussi digitali. E chi vuole combatterle deve diventare un cacciatore di flussi, lettore di sequenze nascoste, interprete dei mondi digitali visibili e invisibili”, ha detto Antonio Nicaso, a cui è stata affidata la prefazione dello Studio. E ha lanciato una possibile nuova strategia nel contrasto alle mafie che sono sempre più ibride e algoritmiche: “follow the flow”, segui i flussi. “Non si tratta più di affrontare strutture rigidamente gerarchiche e territorialmente circoscritte, ma di comprendere fenomeni complessi in cui l'innovazione tecnologica, la circolazione globale delle informazioni e la fluidità delle reti sociali modificano radicalmente il modo in cui il crimine organizzato si struttura, comunica e riproduce sè stesso,” ha concluso. Ecco perchè “per contrastare le mafie nel dominio digitale è fondamentale svecchiare i protocolli d'indagine, aggiornandoli alle nuove sfide tecnologiche e criminali, e dotarsi di personale altamente qualificato dal punto di vista informativo”, ha commentato Nicola Gratteri. “Solo attraverso un approccio professionale e competente è possibile raccogliere, analizzare e utilizzare i dati in maniera efficace. Parallelamente, è necessario omologare la strategia normativa, garantendo coerenza e continuità nell'azione di contrasto, evitando discontinuità che possano indebolire la capacità dello Stato di fronteggiare questo tipo di minacce”. Per il presidente della Commissione antimafia, Chiara Colosimo, “la criminalità organizzata ha sempre dimostrato di stare al passo con i tempi, e noi dobbiamo avere la prontezza di rispondere alle nuove forme di comunicazione. La mafia, la ‘ndrangheta e la camorra veicolano attraverso i social media un messaggio deviante e distruttivo, soprattutto per le nuove generazioni, che va contrastato e combattuto utilizzando tutti gli strumenti digitali a nostra disposizione. Bisogna assolutamente evitare l'effetto fascinazione. Proprio per questo – ha concluso – la Commissione antimafia da me presieduta ha voluto lanciare un segnale forte e concreto su questa tematica firmando un protocollo d'intesa con TikTok perchè la lotta alle mafie passa anche attraverso i canali digitali e richiede la collaborazione di tutti, istituzioni e aziende comprese. Antonello Colosimo ha evidenziato la “forte versatilità raggiunta dalle organizzazioni criminali nel rendersi duttili, utilizzando proprio le piattaforme digitali, la cui facilità di utilizzo e la diffusione pressocchè universale offre loro mercati e bacini di utenza non immaginati”. Ma il Rapporto dimostra che, oltre che investire su strumenti normativi e tecnologici, urge sviluppare anche un nuovo paradigma interpretativo. In un'epoca in cui la criminalità muta forma, linguaggio e strategie comunicative, “comprendere e definire la mafiosfera diventa un compito urgente per le scienze della comunicazione, chiamate non solo ad analizzare ma anche a intervenire criticamente nello spazio simbolico che costituisce oggi uno dei terreni principali dello scontro tra mafie e antimafia”, ha detto Ravveduto. Questa urgenza non riguarda solamente l'Italia e l'Europa, ma tutte le realtà nazionali e continentali che devono applicare paradigmi innovativi per l'interpretazione di fenomeni mafiosi e similari. Dello stesso parere il presidente della Fondazione Magna Grecia Foti secondo cui “conoscere come i clan criminali sfruttino strumenti di comunicazione globale significa offrire alle istituzioni, alle Forze dell'ordine, ma anche al mondo della scuola e alla società civile, strumenti interpretativi e critici per promuovere un'assunzione di responsabilità collettiva: se le mafie hanno imparato a usare la tecnologia per diffondere fascinazione e consenso, noi dobbiamo usarla per costruire libertà, legalità e fiducia”. La Fondazione continuerà pertanto a investire in questo impegno, convinta che la conoscenza non sia soltanto la prima forma di difesa, ma anche lo strumento attraverso cui sviluppare senso critico, coltivare pensiero creativo ed emanciparsi da idee precostituite. Solo così sarà possibile contrastare l'ignoranza e la violenza, e costruire una società capace di leggere i segni del presente per aprirsi a un futuro più giusto e consapevole. -foto Fondazione Magna Grecia – (ITALPRESS).