
Oggi, venerdì 17 ottobre, è andata in onda una nuova puntata di Affari Tuoi , il game show di Rai 1 condotto da Stefano De Martino . A inizio puntata il padrone di casa ha dato subito il benvenuto alla nuova pacchista in rappresentanza della Regione Molise. Si chiama Angelica , viene da Campobasso ed è un ispettore della Guardia di Finanza. La nuova concorrente della serata, invece, è la pacchista in rappresentanza della Regione Emilia Romagna. Si chiama Gaia , viene da Riccione ed è una educatrice di nido. La ragazza ha spiegato che ha a che fare con bambini piccolissimi: da zero a tre anni. Gaia è fidanzata con Micol, ma ha deciso di partecipare alla trasmissione insieme a sua sorella Alice . Anche lei è un'educatrice di nido. Insieme hanno giocato col pacco numero 14 . [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44582691]] Intanto tantissimi telespettatori si sono fiondati su X per commentare insieme la puntata: "Amo questo programma di pazzi, ma che sta succedendooo", "Ma che faaaa Stefanoneeeee. Ha sputato l'acqua...", "no ma mi sto sentendo male per Stefano che sputa l’acqua (poteva sputarla su di me)", "È UN MANICOMIO STO PROGRAMMA", "MI SENTO MALE STASERA STEFANO AHAHAHAHAHAHAH", "Be se gli da 175 milaeuro ha 300 mila altrimenti non ha senso ma puó bleffare é sempre quello l’inghippo". GLI HA FATTO IL BAGNO AIUTATEMI, STO PIEGATO ⚰️⚰️⚰️ #affarituoi pic.twitter.com/bDU1ME47Gl — SOTER (@SonoSoter) October 17, 2025
AGI - L'abbraccio partecipato, commosso, del Presidente della Repubblica , Sergio Mattarella , ai familiari dei tre Carabinieri uccisi . Le fasciature ancora ben visibili sui volti, le mani, le gambe, dei colleghi che hanno scampato la morte nell' esplosione del casolare di Castel d'Azzano, a Verona . E poi i volti impietriti, le lacrime, l'emozione palpabile, negli occhi delle circa 4mila persone presenti alle esequie alla Basilica di Santa Giustina, a Padova. Ad onorare Valerio Dapra' , Davide Bernardello e Marco Piffari , vittime della follia dei fratelli Ramponi che martedì scorso per evitare lo sfratto, sommersi di debiti e problemi finanziari, hanno saturato di gas e poi fatto esplodere il casolare dove vivevano, c'era tutto lo Stato. Tutta l'Italia, preciserà Guido Crosetto nel suo intervento durante le esequie. Presenza istituzionale ai funerali Insieme al Capo dello Stato , anche i presidenti del Senato, Ignazio La Russa, e della Camera, Lorenzo Fontana, e la premier Giorgia Meloni - anche lei si soffermerà, commossa, con i familiari dei caduti, al termine della cerimonia - con il ministro della Difesa, Guido Crosetto e una foltissima delegazione di governo, che comprendeva Matteo Salvini, Antonio Tajani, Matteo Piantedosi, Carlo Nordio, Andrea Abodi, Eugenia Roccella, Orazio Schillaci e Anna Maria Bernini. Ma ci sono anche la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, e il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Il ricordo dei giusti nella memoria della Repubblica Ed è Guido Crosetto allora a scandire che "i nostri nomi, il mio, quello del Presidente, quello di ognuno di noi sono scritti sulla sabbia delle persone a cui siamo cari e sono destinati a scomparire nel tempo mano a mano che scompariranno quelli che ci vogliono bene. Il nome dei giusti no". "Il nome di chi è morto per la Patria è scritto nella roccia della memoria della Repubblica e sarà onorato e ricordato", ricorda il ministro della Difesa soffermandosi per qualche istante davanti ai feretri al termine della funzione. Il dolore condiviso dell'Italia "L' Italia è qua e si raccoglie in un profondo dolore . Oggi tutti i Carabinieri d'Italia sono qui con me, vicino a voi, anche quelli all'estero, e voglio abbracciarvi tutti e dirvi grazie", aggiunge il ministro della Difesa. I feretri avvolti nel Tricolore sono entrati nella Basilica di Santa Giustina alle 16 in punto, portati a spalla dai colleghi e accolti da un grande applauso fino al picchetto d'onore, sulle note della Marcia funebre di Chopin. Ha parlato di un fatto "duro, doloroso e umanamente incomprensibile" Gianfranco Saba, Ordinario Militare per l'Italia, che ha celebrato i funerali. "La nostra società non tanto pluralista, è concentrica. E talvolta non riesce a trovare il proprio centro", ha poi aggiunto. Al termine della celebrazione, di nuovo, l'applauso commosso della gente, e di nuovo gli abbracci e le strette di mano ai familiari da parte del Capo dello Stato , che si sofferma con loro parlando a tu per tu, la mano sulla spalla dell'interlocutore, in un'atmosfera intima che fa quasi dimenticare la solennità di un funerale di Stato . Il ricordo dei militari e degli uomini Le parole dei familiari, commosse ma ferme, composte, tratteggiano la figura di tre militari che hanno saputo incarnare lo spirito stesso delle Forze Armate , e di tre uomini che ne facevano parte. "Non ricordo l'ultima volta che ti ho preso in braccio e non sapevo fosse l'ultima volta, poi il tempo è passato e sei diventato quello che più desideravi: un Carabiniere d'Italia ", sintetizza il padre di Davide Bernardello. Toni a cui ha fatto eco il figlio di Valerio Dapra': "Ho auto il privilegio di chiamare papà una persona, un uomo, che ha dedicato la sua vita al dovere , al servizio e all' onore . Mio padre ha scelto una strada fatta di coraggio, sacrificio e responsabilità". Infine, l'appello del fratello di Marco Piffari: "Il loro sacrificio non deve essere reso vano. Faccio quindi un appello a tutti - dice - perché episodi simili non accadano più. Stringiamoci ai nostri militari che operano in Italia e all'estero rendendo le nostre vite libere, serene e sicure".
AGI - L'abbraccio partecipato, commosso, del Presidente della Repubblica , Sergio Mattarella , ai familiari dei tre Carabinieri uccisi . Le fasciature ancora ben visibili sui volti, le mani, le gambe, dei colleghi che hanno scampato la morte nell' esplosione del casolare di Castel d'Azzano, a Verona . E poi i volti impietriti, le lacrime, l'emozione palpabile, negli occhi delle circa 4mila persone presenti alle esequie alla Basilica di Santa Giustina, a Padova. Ad onorare Valerio Dapra' , Davide Bernardello e Marco Piffari , vittime della follia dei fratelli Ramponi che martedì scorso per evitare lo sfratto, sommersi di debiti e problemi finanziari, hanno saturato di gas e poi fatto esplodere il casolare dove vivevano, c'era tutto lo Stato. Tutta l'Italia, preciserà Guido Crosetto nel suo intervento durante le esequie. Presenza istituzionale ai funerali Insieme al Capo dello Stato , anche i presidenti del Senato, Ignazio La Russa, e della Camera, Lorenzo Fontana, e la premier Giorgia Meloni - anche lei si soffermerà, commossa, con i familiari dei caduti, al termine della cerimonia - con il ministro della Difesa, Guido Crosetto e una foltissima delegazione di governo, che comprendeva Matteo Salvini, Antonio Tajani, Matteo Piantedosi, Carlo Nordio, Andrea Abodi, Eugenia Roccella, Orazio Schillaci e Anna Maria Bernini. Ma ci sono anche la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, e il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Il ricordo dei giusti nella memoria della Repubblica Ed è Guido Crosetto allora a scandire che "i nostri nomi, il mio, quello del Presidente, quello di ognuno di noi sono scritti sulla sabbia delle persone a cui siamo cari e sono destinati a scomparire nel tempo mano a mano che scompariranno quelli che ci vogliono bene. Il nome dei giusti no". "Il nome di chi è morto per la Patria è scritto nella roccia della memoria della Repubblica e sarà onorato e ricordato", ricorda il ministro della Difesa soffermandosi per qualche istante davanti ai feretri al termine della funzione. Il dolore condiviso dell'Italia "L' Italia è qua e si raccoglie in un profondo dolore . Oggi tutti i Carabinieri d'Italia sono qui con me, vicino a voi, anche quelli all'estero, e voglio abbracciarvi tutti e dirvi grazie", aggiunge il ministro della Difesa. I feretri avvolti nel Tricolore sono entrati nella Basilica di Santa Giustina alle 16 in punto, portati a spalla dai colleghi e accolti da un grande applauso fino al picchetto d'onore, sulle note della Marcia funebre di Chopin. Ha parlato di un fatto "duro, doloroso e umanamente incomprensibile" Gianfranco Saba, Ordinario Militare per l'Italia, che ha celebrato i funerali. "La nostra società non tanto pluralista, è concentrica. E talvolta non riesce a trovare il proprio centro", ha poi aggiunto. Al termine della celebrazione, di nuovo, l'applauso commosso della gente, e di nuovo gli abbracci e le strette di mano ai familiari da parte del Capo dello Stato , che si sofferma con loro parlando a tu per tu, la mano sulla spalla dell'interlocutore, in un'atmosfera intima che fa quasi dimenticare la solennità di un funerale di Stato . Il ricordo dei militari e degli uomini Le parole dei familiari, commosse ma ferme, composte, tratteggiano la figura di tre militari che hanno saputo incarnare lo spirito stesso delle Forze Armate , e di tre uomini che ne facevano parte. "Non ricordo l'ultima volta che ti ho preso in braccio e non sapevo fosse l'ultima volta, poi il tempo è passato e sei diventato quello che più desideravi: un Carabiniere d'Italia ", sintetizza il padre di Davide Bernardello. Toni a cui ha fatto eco il figlio di Valerio Dapra': "Ho auto il privilegio di chiamare papà una persona, un uomo, che ha dedicato la sua vita al dovere , al servizio e all' onore . Mio padre ha scelto una strada fatta di coraggio, sacrificio e responsabilità". Infine, l'appello del fratello di Marco Piffari: "Il loro sacrificio non deve essere reso vano. Faccio quindi un appello a tutti - dice - perché episodi simili non accadano più. Stringiamoci ai nostri militari che operano in Italia e all'estero rendendo le nostre vite libere, serene e sicure".
AGI - L'abbraccio partecipato, commosso, del Presidente della Repubblica , Sergio Mattarella , ai familiari dei tre Carabinieri uccisi . Le fasciature ancora ben visibili sui volti, le mani, le gambe, dei colleghi che hanno scampato la morte nell' esplosione del casolare di Castel d'Azzano, a Verona . E poi i volti impietriti, le lacrime, l'emozione palpabile, negli occhi delle circa 4mila persone presenti alle esequie alla Basilica di Santa Giustina, a Padova. Ad onorare Valerio Dapra' , Davide Bernardello e Marco Piffari , vittime della follia dei fratelli Ramponi che martedì scorso per evitare lo sfratto, sommersi di debiti e problemi finanziari, hanno saturato di gas e poi fatto esplodere il casolare dove vivevano, c'era tutto lo Stato. Tutta l'Italia, preciserà Guido Crosetto nel suo intervento durante le esequie. Presenza istituzionale ai funerali Insieme al Capo dello Stato , anche i presidenti del Senato, Ignazio La Russa, e della Camera, Lorenzo Fontana, e la premier Giorgia Meloni - anche lei si soffermerà, commossa, con i familiari dei caduti, al termine della cerimonia - con il ministro della Difesa, Guido Crosetto e una foltissima delegazione di governo, che comprendeva Matteo Salvini, Antonio Tajani, Matteo Piantedosi, Carlo Nordio, Andrea Abodi, Eugenia Roccella, Orazio Schillaci e Anna Maria Bernini. Ma ci sono anche la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, e il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Il ricordo dei giusti nella memoria della Repubblica Ed è Guido Crosetto allora a scandire che "i nostri nomi, il mio, quello del Presidente, quello di ognuno di noi sono scritti sulla sabbia delle persone a cui siamo cari e sono destinati a scomparire nel tempo mano a mano che scompariranno quelli che ci vogliono bene. Il nome dei giusti no". "Il nome di chi è morto per la Patria è scritto nella roccia della memoria della Repubblica e sarà onorato e ricordato", ricorda il ministro della Difesa soffermandosi per qualche istante davanti ai feretri al termine della funzione. Il dolore condiviso dell'Italia "L' Italia è qua e si raccoglie in un profondo dolore . Oggi tutti i Carabinieri d'Italia sono qui con me, vicino a voi, anche quelli all'estero, e voglio abbracciarvi tutti e dirvi grazie", aggiunge il ministro della Difesa. I feretri avvolti nel Tricolore sono entrati nella Basilica di Santa Giustina alle 16 in punto, portati a spalla dai colleghi e accolti da un grande applauso fino al picchetto d'onore, sulle note della Marcia funebre di Chopin. Ha parlato di un fatto "duro, doloroso e umanamente incomprensibile" Gianfranco Saba, Ordinario Militare per l'Italia, che ha celebrato i funerali. "La nostra società non tanto pluralista, è concentrica. E talvolta non riesce a trovare il proprio centro", ha poi aggiunto. Al termine della celebrazione, di nuovo, l'applauso commosso della gente, e di nuovo gli abbracci e le strette di mano ai familiari da parte del Capo dello Stato , che si sofferma con loro parlando a tu per tu, la mano sulla spalla dell'interlocutore, in un'atmosfera intima che fa quasi dimenticare la solennità di un funerale di Stato . Il ricordo dei militari e degli uomini Le parole dei familiari, commosse ma ferme, composte, tratteggiano la figura di tre militari che hanno saputo incarnare lo spirito stesso delle Forze Armate , e di tre uomini che ne facevano parte. "Non ricordo l'ultima volta che ti ho preso in braccio e non sapevo fosse l'ultima volta, poi il tempo è passato e sei diventato quello che più desideravi: un Carabiniere d'Italia ", sintetizza il padre di Davide Bernardello. Toni a cui ha fatto eco il figlio di Valerio Dapra': "Ho auto il privilegio di chiamare papà una persona, un uomo, che ha dedicato la sua vita al dovere , al servizio e all' onore . Mio padre ha scelto una strada fatta di coraggio, sacrificio e responsabilità". Infine, l'appello del fratello di Marco Piffari: "Il loro sacrificio non deve essere reso vano. Faccio quindi un appello a tutti - dice - perché episodi simili non accadano più. Stringiamoci ai nostri militari che operano in Italia e all'estero rendendo le nostre vite libere, serene e sicure".
AGI - L'abbraccio partecipato, commosso, del Presidente della Repubblica , Sergio Mattarella , ai familiari dei tre Carabinieri uccisi . Le fasciature ancora ben visibili sui volti, le mani, le gambe, dei colleghi che hanno scampato la morte nell' esplosione del casolare di Castel d'Azzano, a Verona . E poi i volti impietriti, le lacrime, l'emozione palpabile, negli occhi delle circa 4mila persone presenti alle esequie alla Basilica di Santa Giustina, a Padova. Ad onorare Valerio Dapra' , Davide Bernardello e Marco Piffari , vittime della follia dei fratelli Ramponi che martedì scorso per evitare lo sfratto, sommersi di debiti e problemi finanziari, hanno saturato di gas e poi fatto esplodere il casolare dove vivevano, c'era tutto lo Stato. Tutta l'Italia, preciserà Guido Crosetto nel suo intervento durante le esequie. Presenza istituzionale ai funerali Insieme al Capo dello Stato , anche i presidenti del Senato, Ignazio La Russa, e della Camera, Lorenzo Fontana, e la premier Giorgia Meloni - anche lei si soffermerà, commossa, con i familiari dei caduti, al termine della cerimonia - con il ministro della Difesa, Guido Crosetto e una foltissima delegazione di governo, che comprendeva Matteo Salvini, Antonio Tajani, Matteo Piantedosi, Carlo Nordio, Andrea Abodi, Eugenia Roccella, Orazio Schillaci e Anna Maria Bernini. Ma ci sono anche la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, e il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Il ricordo dei giusti nella memoria della Repubblica Ed è Guido Crosetto allora a scandire che "i nostri nomi, il mio, quello del Presidente, quello di ognuno di noi sono scritti sulla sabbia delle persone a cui siamo cari e sono destinati a scomparire nel tempo mano a mano che scompariranno quelli che ci vogliono bene. Il nome dei giusti no". "Il nome di chi è morto per la Patria è scritto nella roccia della memoria della Repubblica e sarà onorato e ricordato", ricorda il ministro della Difesa soffermandosi per qualche istante davanti ai feretri al termine della funzione. Il dolore condiviso dell'Italia "L' Italia è qua e si raccoglie in un profondo dolore . Oggi tutti i Carabinieri d'Italia sono qui con me, vicino a voi, anche quelli all'estero, e voglio abbracciarvi tutti e dirvi grazie", aggiunge il ministro della Difesa. I feretri avvolti nel Tricolore sono entrati nella Basilica di Santa Giustina alle 16 in punto, portati a spalla dai colleghi e accolti da un grande applauso fino al picchetto d'onore, sulle note della Marcia funebre di Chopin. Ha parlato di un fatto "duro, doloroso e umanamente incomprensibile" Gianfranco Saba, Ordinario Militare per l'Italia, che ha celebrato i funerali. "La nostra società non tanto pluralista, è concentrica. E talvolta non riesce a trovare il proprio centro", ha poi aggiunto. Al termine della celebrazione, di nuovo, l'applauso commosso della gente, e di nuovo gli abbracci e le strette di mano ai familiari da parte del Capo dello Stato , che si sofferma con loro parlando a tu per tu, la mano sulla spalla dell'interlocutore, in un'atmosfera intima che fa quasi dimenticare la solennità di un funerale di Stato . Il ricordo dei militari e degli uomini Le parole dei familiari, commosse ma ferme, composte, tratteggiano la figura di tre militari che hanno saputo incarnare lo spirito stesso delle Forze Armate , e di tre uomini che ne facevano parte. "Non ricordo l'ultima volta che ti ho preso in braccio e non sapevo fosse l'ultima volta, poi il tempo è passato e sei diventato quello che più desideravi: un Carabiniere d'Italia ", sintetizza il padre di Davide Bernardello. Toni a cui ha fatto eco il figlio di Valerio Dapra': "Ho auto il privilegio di chiamare papà una persona, un uomo, che ha dedicato la sua vita al dovere , al servizio e all' onore . Mio padre ha scelto una strada fatta di coraggio, sacrificio e responsabilità". Infine, l'appello del fratello di Marco Piffari: "Il loro sacrificio non deve essere reso vano. Faccio quindi un appello a tutti - dice - perché episodi simili non accadano più. Stringiamoci ai nostri militari che operano in Italia e all'estero rendendo le nostre vite libere, serene e sicure".
La commozione, il silenzio e poi gli applausi. Nella basilica di Santa Giustina, in Prato della Valle, a Padova, ai funerali di Stato dei tre carabinieri uccisi nell'esplosione di Castel d'Azzano, in provincia di Verona, partecipano le più alte cariche dello Stato. All'interno dell'abbazia ci sono 1.200 persone circa, oltre duemila all'esterno. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbraccia commosso il figlio di Valerio Daprà, Christian, e si sofferma davanti anche alle bare di Davide Bernardello e Marco Piffari. Al termine delle esequie, il capo dello Stato rende onore ai feretri, avvolti dal tricolore, si raccoglie in preghiera e poi si sofferma a salutare i familiari delle vittime. Li saluta a uno a uno prima di lasciare la piazza tra gli applausi. Prima alcuni di momenti silenzio, poi un lungo battimani accoglie e saluta le bare dei tre militari dell'Arma deceduti martedì scorso, poco prima dell'alba, impegnati in un'operazione di sfratto e travolti dallo scoppio del casolare in cui abitavano i fratelli Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, ora accusati di strage. Sono 25 i feriti tra carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco, molti dei quali partecipano alle esequie di Stato. A Padova, nella stessa abbazia dove il 5 dicembre 2023 c'è stato l'ultimo saluto a Giulia Cecchettin, sono presenti, tra gli altri, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, oltre ad altri ministri, tra cui Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Anna Maria Bernini, Paolo Zangrillo, Orazio Schillaci, Andrea Abodi e Guido Crosetto. Lo Stato è vicino, è il messaggio che arriva dopo la tragedia nel Veronese. "L'Italia è qua e si raccoglie in un profondo dolore per tre carabinieri, tre soldati, tre servitori dello Stato. Io penso che oggi tutti i carabinieri d'Italia siano qua vicino a voi. A nome loro, voglio abbracciarvi e dirvi grazie", le parole del ministro della Difesa al termine delle esequie. "So che non ci sono parole per consolarvi, non c'è nulla - aggiunge - che possa riempire il vuoto che lasciano Marco, Valeria o Davide. Posso farvi una promessa solenne: i nostri nomi, quello del Presidente, quello di ognuno di noi, sono scritti sulla sabbia delle memorie di alcune persone che ci vogliono bene, il nome dei giusti no. Il nome dei giusti di chi è morto per la Patria è scritto nella roccia della memoria della Repubblica e le forze armate sono custodi della memoria". Prima di Crosetto, prendono la parola i familiari dei militari morti. I loro pensieri sono stati accolti da applausi dentro e fuori la basilica dalla gente, assiepata dietro le transenne. "Presenti", urla qualcuno. "Marco, Valerio e Davide. Tre carabinieri che hanno dato la vita in nome della giustizia. Per senso del dovere e di appartenenza. Quello che voglio dire oggi con forza è che il loro sacrificio non sia reso vano. Faccio appello affinché episodi simili non debbano più accadere", dice Christian, il fratello del 56enne Marco Piffari. E Freddie Bernardello, padre di Davide, 36 anni, con un filo di voce prosegue idealmente rivolto al giovane: "Sei diventato quello che più desideravi, un carabiniere d'Italia. Per noi, anche per la mamma, un figlio meraviglioso. Eri sincero, generoso e sempre pronto ad aiutare. Vola in alto, Davide, sarai sempre nei nostri cuori". Quindi, Christian Daprà, figlio di Valerio, confessa: "Questa insensata tragedia lo ha strappato a me e all'affetto di tutti coloro che lo hanno amato, io voglio credere che questa eredità caratteriale e morale continui a parlarmi anche nel silenzio". E non solo. Monsignor Gian Franco Saba, ordinario militare per l'Italia, nell'omelia parla di "duro, doloroso e umanamente incomprensibile drammatico evento che ha provocato la morte di Marco, Valerio e Davide e il ferimento di tanti operatori in servizio per il bene comune". Per Salvatore Luongo, comandante generale dell'Arma dei carabinieri, la tragedia di Castel d'Azzano "ha toccato il cuore di tutti gli italiani". "La cosa più importante ora - osserva - è stare vicini alle famiglie, perché è importante che il loro dolore diventi anche per noi una motivazione ad andare avanti e continuare ad assicurare quella necessaria sicurezza ai cittadini e alle comunità che ci vengono affidate".
La commozione, il silenzio e poi gli applausi. Nella basilica di Santa Giustina, in Prato della Valle, a Padova, ai funerali di Stato dei tre carabinieri uccisi nell'esplosione di Castel d'Azzano, in provincia di Verona, partecipano le più alte cariche dello Stato. All'interno dell'abbazia ci sono 1.200 persone circa, oltre duemila all'esterno. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbraccia commosso il figlio di Valerio Daprà, Christian, e si sofferma davanti anche alle bare di Davide Bernardello e Marco Piffari. Al termine delle esequie, il capo dello Stato rende onore ai feretri, avvolti dal tricolore, si raccoglie in preghiera e poi si sofferma a salutare i familiari delle vittime. Li saluta a uno a uno prima di lasciare la piazza tra gli applausi. Prima alcuni di momenti silenzio, poi un lungo battimani accoglie e saluta le bare dei tre militari dell'Arma deceduti martedì scorso, poco prima dell'alba, impegnati in un'operazione di sfratto e travolti dallo scoppio del casolare in cui abitavano i fratelli Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, ora accusati di strage. Sono 25 i feriti tra carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco, molti dei quali partecipano alle esequie di Stato. A Padova, nella stessa abbazia dove il 5 dicembre 2023 c'è stato l'ultimo saluto a Giulia Cecchettin, sono presenti, tra gli altri, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, oltre ad altri ministri, tra cui Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Anna Maria Bernini, Paolo Zangrillo, Orazio Schillaci, Andrea Abodi e Guido Crosetto. Lo Stato è vicino, è il messaggio che arriva dopo la tragedia nel Veronese. "L'Italia è qua e si raccoglie in un profondo dolore per tre carabinieri, tre soldati, tre servitori dello Stato. Io penso che oggi tutti i carabinieri d'Italia siano qua vicino a voi. A nome loro, voglio abbracciarvi e dirvi grazie", le parole del ministro della Difesa al termine delle esequie. "So che non ci sono parole per consolarvi, non c'è nulla - aggiunge - che possa riempire il vuoto che lasciano Marco, Valeria o Davide. Posso farvi una promessa solenne: i nostri nomi, quello del Presidente, quello di ognuno di noi, sono scritti sulla sabbia delle memorie di alcune persone che ci vogliono bene, il nome dei giusti no. Il nome dei giusti di chi è morto per la Patria è scritto nella roccia della memoria della Repubblica e le forze armate sono custodi della memoria". Prima di Crosetto, prendono la parola i familiari dei militari morti. I loro pensieri sono stati accolti da applausi dentro e fuori la basilica dalla gente, assiepata dietro le transenne. "Presenti", urla qualcuno. "Marco, Valerio e Davide. Tre carabinieri che hanno dato la vita in nome della giustizia. Per senso del dovere e di appartenenza. Quello che voglio dire oggi con forza è che il loro sacrificio non sia reso vano. Faccio appello affinché episodi simili non debbano più accadere", dice Christian, il fratello del 56enne Marco Piffari. E Freddie Bernardello, padre di Davide, 36 anni, con un filo di voce prosegue idealmente rivolto al giovane: "Sei diventato quello che più desideravi, un carabiniere d'Italia. Per noi, anche per la mamma, un figlio meraviglioso. Eri sincero, generoso e sempre pronto ad aiutare. Vola in alto, Davide, sarai sempre nei nostri cuori". Quindi, Christian Daprà, figlio di Valerio, confessa: "Questa insensata tragedia lo ha strappato a me e all'affetto di tutti coloro che lo hanno amato, io voglio credere che questa eredità caratteriale e morale continui a parlarmi anche nel silenzio". E non solo. Monsignor Gian Franco Saba, ordinario militare per l'Italia, nell'omelia parla di "duro, doloroso e umanamente incomprensibile drammatico evento che ha provocato la morte di Marco, Valerio e Davide e il ferimento di tanti operatori in servizio per il bene comune". Per Salvatore Luongo, comandante generale dell'Arma dei carabinieri, la tragedia di Castel d'Azzano "ha toccato il cuore di tutti gli italiani". "La cosa più importante ora - osserva - è stare vicini alle famiglie, perché è importante che il loro dolore diventi anche per noi una motivazione ad andare avanti e continuare ad assicurare quella necessaria sicurezza ai cittadini e alle comunità che ci vengono affidate".
La commozione, il silenzio e poi gli applausi. Nella basilica di Santa Giustina, in Prato della Valle, a Padova, ai funerali di Stato dei tre carabinieri uccisi nell'esplosione di Castel d'Azzano, in provincia di Verona, partecipano le più alte cariche dello Stato. All'interno dell'abbazia ci sono 1.200 persone circa, oltre duemila all'esterno. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbraccia commosso il figlio di Valerio Daprà, Christian, e si sofferma davanti anche alle bare di Davide Bernardello e Marco Piffari. Al termine delle esequie, il capo dello Stato rende onore ai feretri, avvolti dal tricolore, si raccoglie in preghiera e poi si sofferma a salutare i familiari delle vittime. Li saluta a uno a uno prima di lasciare la piazza tra gli applausi. Prima alcuni di momenti silenzio, poi un lungo battimani accoglie e saluta le bare dei tre militari dell'Arma deceduti martedì scorso, poco prima dell'alba, impegnati in un'operazione di sfratto e travolti dallo scoppio del casolare in cui abitavano i fratelli Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, ora accusati di strage. Sono 25 i feriti tra carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco, molti dei quali partecipano alle esequie di Stato. A Padova, nella stessa abbazia dove il 5 dicembre 2023 c'è stato l'ultimo saluto a Giulia Cecchettin, sono presenti, tra gli altri, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, oltre ad altri ministri, tra cui Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Anna Maria Bernini, Paolo Zangrillo, Orazio Schillaci, Andrea Abodi e Guido Crosetto. Lo Stato è vicino, è il messaggio che arriva dopo la tragedia nel Veronese. "L'Italia è qua e si raccoglie in un profondo dolore per tre carabinieri, tre soldati, tre servitori dello Stato. Io penso che oggi tutti i carabinieri d'Italia siano qua vicino a voi. A nome loro, voglio abbracciarvi e dirvi grazie", le parole del ministro della Difesa al termine delle esequie. "So che non ci sono parole per consolarvi, non c'è nulla - aggiunge - che possa riempire il vuoto che lasciano Marco, Valeria o Davide. Posso farvi una promessa solenne: i nostri nomi, quello del Presidente, quello di ognuno di noi, sono scritti sulla sabbia delle memorie di alcune persone che ci vogliono bene, il nome dei giusti no. Il nome dei giusti di chi è morto per la Patria è scritto nella roccia della memoria della Repubblica e le forze armate sono custodi della memoria". Prima di Crosetto, prendono la parola i familiari dei militari morti. I loro pensieri sono stati accolti da applausi dentro e fuori la basilica dalla gente, assiepata dietro le transenne. "Presenti", urla qualcuno. "Marco, Valerio e Davide. Tre carabinieri che hanno dato la vita in nome della giustizia. Per senso del dovere e di appartenenza. Quello che voglio dire oggi con forza è che il loro sacrificio non sia reso vano. Faccio appello affinché episodi simili non debbano più accadere", dice Christian, il fratello del 56enne Marco Piffari. E Freddie Bernardello, padre di Davide, 36 anni, con un filo di voce prosegue idealmente rivolto al giovane: "Sei diventato quello che più desideravi, un carabiniere d'Italia. Per noi, anche per la mamma, un figlio meraviglioso. Eri sincero, generoso e sempre pronto ad aiutare. Vola in alto, Davide, sarai sempre nei nostri cuori". Quindi, Christian Daprà, figlio di Valerio, confessa: "Questa insensata tragedia lo ha strappato a me e all'affetto di tutti coloro che lo hanno amato, io voglio credere che questa eredità caratteriale e morale continui a parlarmi anche nel silenzio". E non solo. Monsignor Gian Franco Saba, ordinario militare per l'Italia, nell'omelia parla di "duro, doloroso e umanamente incomprensibile drammatico evento che ha provocato la morte di Marco, Valerio e Davide e il ferimento di tanti operatori in servizio per il bene comune". Per Salvatore Luongo, comandante generale dell'Arma dei carabinieri, la tragedia di Castel d'Azzano "ha toccato il cuore di tutti gli italiani". "La cosa più importante ora - osserva - è stare vicini alle famiglie, perché è importante che il loro dolore diventi anche per noi una motivazione ad andare avanti e continuare ad assicurare quella necessaria sicurezza ai cittadini e alle comunità che ci vengono affidate".
La commozione, il silenzio e poi gli applausi. Nella basilica di Santa Giustina, in Prato della Valle, a Padova, ai funerali di Stato dei tre carabinieri uccisi nell'esplosione di Castel d'Azzano, in provincia di Verona, partecipano le più alte cariche dello Stato. All'interno dell'abbazia ci sono 1.200 persone circa, oltre duemila all'esterno. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbraccia commosso il figlio di Valerio Daprà, Christian, e si sofferma davanti anche alle bare di Davide Bernardello e Marco Piffari. Al termine delle esequie, il capo dello Stato rende onore ai feretri, avvolti dal tricolore, si raccoglie in preghiera e poi si sofferma a salutare i familiari delle vittime. Li saluta a uno a uno prima di lasciare la piazza tra gli applausi. Prima alcuni di momenti silenzio, poi un lungo battimani accoglie e saluta le bare dei tre militari dell'Arma deceduti martedì scorso, poco prima dell'alba, impegnati in un'operazione di sfratto e travolti dallo scoppio del casolare in cui abitavano i fratelli Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, ora accusati di strage. Sono 25 i feriti tra carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco, molti dei quali partecipano alle esequie di Stato. A Padova, nella stessa abbazia dove il 5 dicembre 2023 c'è stato l'ultimo saluto a Giulia Cecchettin, sono presenti, tra gli altri, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, oltre ad altri ministri, tra cui Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Anna Maria Bernini, Paolo Zangrillo, Orazio Schillaci, Andrea Abodi e Guido Crosetto. Lo Stato è vicino, è il messaggio che arriva dopo la tragedia nel Veronese. "L'Italia è qua e si raccoglie in un profondo dolore per tre carabinieri, tre soldati, tre servitori dello Stato. Io penso che oggi tutti i carabinieri d'Italia siano qua vicino a voi. A nome loro, voglio abbracciarvi e dirvi grazie", le parole del ministro della Difesa al termine delle esequie. "So che non ci sono parole per consolarvi, non c'è nulla - aggiunge - che possa riempire il vuoto che lasciano Marco, Valeria o Davide. Posso farvi una promessa solenne: i nostri nomi, quello del Presidente, quello di ognuno di noi, sono scritti sulla sabbia delle memorie di alcune persone che ci vogliono bene, il nome dei giusti no. Il nome dei giusti di chi è morto per la Patria è scritto nella roccia della memoria della Repubblica e le forze armate sono custodi della memoria". Prima di Crosetto, prendono la parola i familiari dei militari morti. I loro pensieri sono stati accolti da applausi dentro e fuori la basilica dalla gente, assiepata dietro le transenne. "Presenti", urla qualcuno. "Marco, Valerio e Davide. Tre carabinieri che hanno dato la vita in nome della giustizia. Per senso del dovere e di appartenenza. Quello che voglio dire oggi con forza è che il loro sacrificio non sia reso vano. Faccio appello affinché episodi simili non debbano più accadere", dice Christian, il fratello del 56enne Marco Piffari. E Freddie Bernardello, padre di Davide, 36 anni, con un filo di voce prosegue idealmente rivolto al giovane: "Sei diventato quello che più desideravi, un carabiniere d'Italia. Per noi, anche per la mamma, un figlio meraviglioso. Eri sincero, generoso e sempre pronto ad aiutare. Vola in alto, Davide, sarai sempre nei nostri cuori". Quindi, Christian Daprà, figlio di Valerio, confessa: "Questa insensata tragedia lo ha strappato a me e all'affetto di tutti coloro che lo hanno amato, io voglio credere che questa eredità caratteriale e morale continui a parlarmi anche nel silenzio". E non solo. Monsignor Gian Franco Saba, ordinario militare per l'Italia, nell'omelia parla di "duro, doloroso e umanamente incomprensibile drammatico evento che ha provocato la morte di Marco, Valerio e Davide e il ferimento di tanti operatori in servizio per il bene comune". Per Salvatore Luongo, comandante generale dell'Arma dei carabinieri, la tragedia di Castel d'Azzano "ha toccato il cuore di tutti gli italiani". "La cosa più importante ora - osserva - è stare vicini alle famiglie, perché è importante che il loro dolore diventi anche per noi una motivazione ad andare avanti e continuare ad assicurare quella necessaria sicurezza ai cittadini e alle comunità che ci vengono affidate".
La commozione, il silenzio e poi gli applausi. Nella basilica di Santa Giustina, in Prato della Valle, a Padova, ai funerali di Stato dei tre carabinieri uccisi nell'esplosione di Castel d'Azzano, in provincia di Verona, partecipano le più alte cariche dello Stato. All'interno dell'abbazia ci sono 1.200 persone circa, oltre duemila all'esterno. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbraccia commosso il figlio di Valerio Daprà, Christian, e si sofferma davanti anche alle bare di Davide Bernardello e Marco Piffari. Al termine delle esequie, il capo dello Stato rende onore ai feretri, avvolti dal tricolore, si raccoglie in preghiera e poi si sofferma a salutare i familiari delle vittime. Li saluta a uno a uno prima di lasciare la piazza tra gli applausi. Prima alcuni di momenti silenzio, poi un lungo battimani accoglie e saluta le bare dei tre militari dell'Arma deceduti martedì scorso, poco prima dell'alba, impegnati in un'operazione di sfratto e travolti dallo scoppio del casolare in cui abitavano i fratelli Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, ora accusati di strage. Sono 25 i feriti tra carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco, molti dei quali partecipano alle esequie di Stato. A Padova, nella stessa abbazia dove il 5 dicembre 2023 c'è stato l'ultimo saluto a Giulia Cecchettin, sono presenti, tra gli altri, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, oltre ad altri ministri, tra cui Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Anna Maria Bernini, Paolo Zangrillo, Orazio Schillaci, Andrea Abodi e Guido Crosetto. Lo Stato è vicino, è il messaggio che arriva dopo la tragedia nel Veronese. "L'Italia è qua e si raccoglie in un profondo dolore per tre carabinieri, tre soldati, tre servitori dello Stato. Io penso che oggi tutti i carabinieri d'Italia siano qua vicino a voi. A nome loro, voglio abbracciarvi e dirvi grazie", le parole del ministro della Difesa al termine delle esequie. "So che non ci sono parole per consolarvi, non c'è nulla - aggiunge - che possa riempire il vuoto che lasciano Marco, Valeria o Davide. Posso farvi una promessa solenne: i nostri nomi, quello del Presidente, quello di ognuno di noi, sono scritti sulla sabbia delle memorie di alcune persone che ci vogliono bene, il nome dei giusti no. Il nome dei giusti di chi è morto per la Patria è scritto nella roccia della memoria della Repubblica e le forze armate sono custodi della memoria". Prima di Crosetto, prendono la parola i familiari dei militari morti. I loro pensieri sono stati accolti da applausi dentro e fuori la basilica dalla gente, assiepata dietro le transenne. "Presenti", urla qualcuno. "Marco, Valerio e Davide. Tre carabinieri che hanno dato la vita in nome della giustizia. Per senso del dovere e di appartenenza. Quello che voglio dire oggi con forza è che il loro sacrificio non sia reso vano. Faccio appello affinché episodi simili non debbano più accadere", dice Christian, il fratello del 56enne Marco Piffari. E Freddie Bernardello, padre di Davide, 36 anni, con un filo di voce prosegue idealmente rivolto al giovane: "Sei diventato quello che più desideravi, un carabiniere d'Italia. Per noi, anche per la mamma, un figlio meraviglioso. Eri sincero, generoso e sempre pronto ad aiutare. Vola in alto, Davide, sarai sempre nei nostri cuori". Quindi, Christian Daprà, figlio di Valerio, confessa: "Questa insensata tragedia lo ha strappato a me e all'affetto di tutti coloro che lo hanno amato, io voglio credere che questa eredità caratteriale e morale continui a parlarmi anche nel silenzio". E non solo. Monsignor Gian Franco Saba, ordinario militare per l'Italia, nell'omelia parla di "duro, doloroso e umanamente incomprensibile drammatico evento che ha provocato la morte di Marco, Valerio e Davide e il ferimento di tanti operatori in servizio per il bene comune". Per Salvatore Luongo, comandante generale dell'Arma dei carabinieri, la tragedia di Castel d'Azzano "ha toccato il cuore di tutti gli italiani". "La cosa più importante ora - osserva - è stare vicini alle famiglie, perché è importante che il loro dolore diventi anche per noi una motivazione ad andare avanti e continuare ad assicurare quella necessaria sicurezza ai cittadini e alle comunità che ci vengono affidate".
La commozione, il silenzio e poi gli applausi. Nella basilica di Santa Giustina, in Prato della Valle, a Padova, ai funerali di Stato dei tre carabinieri uccisi nell'esplosione di Castel d'Azzano, in provincia di Verona, partecipano le più alte cariche dello Stato. All'interno dell'abbazia ci sono 1.200 persone circa, oltre duemila all'esterno. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbraccia commosso il figlio di Valerio Daprà, Christian, e si sofferma davanti anche alle bare di Davide Bernardello e Marco Piffari. Al termine delle esequie, il capo dello Stato rende onore ai feretri, avvolti dal tricolore, si raccoglie in preghiera e poi si sofferma a salutare i familiari delle vittime. Li saluta a uno a uno prima di lasciare la piazza tra gli applausi. Prima alcuni di momenti silenzio, poi un lungo battimani accoglie e saluta le bare dei tre militari dell'Arma deceduti martedì scorso, poco prima dell'alba, impegnati in un'operazione di sfratto e travolti dallo scoppio del casolare in cui abitavano i fratelli Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, ora accusati di strage. Sono 25 i feriti tra carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco, molti dei quali partecipano alle esequie di Stato. A Padova, nella stessa abbazia dove il 5 dicembre 2023 c'è stato l'ultimo saluto a Giulia Cecchettin, sono presenti, tra gli altri, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, oltre ad altri ministri, tra cui Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Anna Maria Bernini, Paolo Zangrillo, Orazio Schillaci, Andrea Abodi e Guido Crosetto. Lo Stato è vicino, è il messaggio che arriva dopo la tragedia nel Veronese. "L'Italia è qua e si raccoglie in un profondo dolore per tre carabinieri, tre soldati, tre servitori dello Stato. Io penso che oggi tutti i carabinieri d'Italia siano qua vicino a voi. A nome loro, voglio abbracciarvi e dirvi grazie", le parole del ministro della Difesa al termine delle esequie. "So che non ci sono parole per consolarvi, non c'è nulla - aggiunge - che possa riempire il vuoto che lasciano Marco, Valeria o Davide. Posso farvi una promessa solenne: i nostri nomi, quello del Presidente, quello di ognuno di noi, sono scritti sulla sabbia delle memorie di alcune persone che ci vogliono bene, il nome dei giusti no. Il nome dei giusti di chi è morto per la Patria è scritto nella roccia della memoria della Repubblica e le forze armate sono custodi della memoria". Prima di Crosetto, prendono la parola i familiari dei militari morti. I loro pensieri sono stati accolti da applausi dentro e fuori la basilica dalla gente, assiepata dietro le transenne. "Presenti", urla qualcuno. "Marco, Valerio e Davide. Tre carabinieri che hanno dato la vita in nome della giustizia. Per senso del dovere e di appartenenza. Quello che voglio dire oggi con forza è che il loro sacrificio non sia reso vano. Faccio appello affinché episodi simili non debbano più accadere", dice Christian, il fratello del 56enne Marco Piffari. E Freddie Bernardello, padre di Davide, 36 anni, con un filo di voce prosegue idealmente rivolto al giovane: "Sei diventato quello che più desideravi, un carabiniere d'Italia. Per noi, anche per la mamma, un figlio meraviglioso. Eri sincero, generoso e sempre pronto ad aiutare. Vola in alto, Davide, sarai sempre nei nostri cuori". Quindi, Christian Daprà, figlio di Valerio, confessa: "Questa insensata tragedia lo ha strappato a me e all'affetto di tutti coloro che lo hanno amato, io voglio credere che questa eredità caratteriale e morale continui a parlarmi anche nel silenzio". E non solo. Monsignor Gian Franco Saba, ordinario militare per l'Italia, nell'omelia parla di "duro, doloroso e umanamente incomprensibile drammatico evento che ha provocato la morte di Marco, Valerio e Davide e il ferimento di tanti operatori in servizio per il bene comune". Per Salvatore Luongo, comandante generale dell'Arma dei carabinieri, la tragedia di Castel d'Azzano "ha toccato il cuore di tutti gli italiani". "La cosa più importante ora - osserva - è stare vicini alle famiglie, perché è importante che il loro dolore diventi anche per noi una motivazione ad andare avanti e continuare ad assicurare quella necessaria sicurezza ai cittadini e alle comunità che ci vengono affidate".
La commozione, il silenzio e poi gli applausi. Nella basilica di Santa Giustina, in Prato della Valle, a Padova, ai funerali di Stato dei tre carabinieri uccisi nell'esplosione di Castel d'Azzano, in provincia di Verona, partecipano le più alte cariche dello Stato. All'interno dell'abbazia ci sono 1.200 persone circa, oltre duemila all'esterno. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbraccia commosso il figlio di Valerio Daprà, Christian, e si sofferma davanti anche alle bare di Davide Bernardello e Marco Piffari. Al termine delle esequie, il capo dello Stato rende onore ai feretri, avvolti dal tricolore, si raccoglie in preghiera e poi si sofferma a salutare i familiari delle vittime. Li saluta a uno a uno prima di lasciare la piazza tra gli applausi. Prima alcuni di momenti silenzio, poi un lungo battimani accoglie e saluta le bare dei tre militari dell'Arma deceduti martedì scorso, poco prima dell'alba, impegnati in un'operazione di sfratto e travolti dallo scoppio del casolare in cui abitavano i fratelli Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, ora accusati di strage. Sono 25 i feriti tra carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco, molti dei quali partecipano alle esequie di Stato. A Padova, nella stessa abbazia dove il 5 dicembre 2023 c'è stato l'ultimo saluto a Giulia Cecchettin, sono presenti, tra gli altri, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, oltre ad altri ministri, tra cui Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Anna Maria Bernini, Paolo Zangrillo, Orazio Schillaci, Andrea Abodi e Guido Crosetto. Lo Stato è vicino, è il messaggio che arriva dopo la tragedia nel Veronese. "L'Italia è qua e si raccoglie in un profondo dolore per tre carabinieri, tre soldati, tre servitori dello Stato. Io penso che oggi tutti i carabinieri d'Italia siano qua vicino a voi. A nome loro, voglio abbracciarvi e dirvi grazie", le parole del ministro della Difesa al termine delle esequie. "So che non ci sono parole per consolarvi, non c'è nulla - aggiunge - che possa riempire il vuoto che lasciano Marco, Valeria o Davide. Posso farvi una promessa solenne: i nostri nomi, quello del Presidente, quello di ognuno di noi, sono scritti sulla sabbia delle memorie di alcune persone che ci vogliono bene, il nome dei giusti no. Il nome dei giusti di chi è morto per la Patria è scritto nella roccia della memoria della Repubblica e le forze armate sono custodi della memoria". Prima di Crosetto, prendono la parola i familiari dei militari morti. I loro pensieri sono stati accolti da applausi dentro e fuori la basilica dalla gente, assiepata dietro le transenne. "Presenti", urla qualcuno. "Marco, Valerio e Davide. Tre carabinieri che hanno dato la vita in nome della giustizia. Per senso del dovere e di appartenenza. Quello che voglio dire oggi con forza è che il loro sacrificio non sia reso vano. Faccio appello affinché episodi simili non debbano più accadere", dice Christian, il fratello del 56enne Marco Piffari. E Freddie Bernardello, padre di Davide, 36 anni, con un filo di voce prosegue idealmente rivolto al giovane: "Sei diventato quello che più desideravi, un carabiniere d'Italia. Per noi, anche per la mamma, un figlio meraviglioso. Eri sincero, generoso e sempre pronto ad aiutare. Vola in alto, Davide, sarai sempre nei nostri cuori". Quindi, Christian Daprà, figlio di Valerio, confessa: "Questa insensata tragedia lo ha strappato a me e all'affetto di tutti coloro che lo hanno amato, io voglio credere che questa eredità caratteriale e morale continui a parlarmi anche nel silenzio". E non solo. Monsignor Gian Franco Saba, ordinario militare per l'Italia, nell'omelia parla di "duro, doloroso e umanamente incomprensibile drammatico evento che ha provocato la morte di Marco, Valerio e Davide e il ferimento di tanti operatori in servizio per il bene comune". Per Salvatore Luongo, comandante generale dell'Arma dei carabinieri, la tragedia di Castel d'Azzano "ha toccato il cuore di tutti gli italiani". "La cosa più importante ora - osserva - è stare vicini alle famiglie, perché è importante che il loro dolore diventi anche per noi una motivazione ad andare avanti e continuare ad assicurare quella necessaria sicurezza ai cittadini e alle comunità che ci vengono affidate".