Sanremo, Al Bano: festival fuori da Sanremo? Sarebbe il suo funerale

Sanremo, Al Bano: festival fuori da Sanremo? Sarebbe il suo funerale

Roma, 31 lug. (askanews) - "Se hanno deciso che quello è il giorno del funerale del festival... che lo mettano in evidenza, è un errore, chiaramente e storicamente un errore, ma qua c'è da aspettarsi di tutto". Così Al Bano, rispondendo a una domanda sul dibattito intorno alla possibilità di portare il Festival di Sanremo fuori da Sanremo, a margine della proposta di candidatura per il premio Nobel per la Pace ai bambini di Gaza alla Camera - iniziativa promossa dall'associazione 'L'isola che non c'è' (alla quale aderiscono oltre 320 personalità provenienti dal mondo accademico, ecclesiale, della ricerca, della sanità, della cultura, e della politica). "Addirittura riescono ancora a dichiarare guerra da qualche parte del mondo, e di quelle feroci; pensare che dopo la Seconda guerra mondiale si avverte che ancora c'è la voglia di guerra, c'è la necessità di guerra, c'è l'imposizione della guerra, io rimango stupito, stupito come padre, come essere umano, come uomo che in qualche modo ha vissuto il post-guerra, il post Seconda guerra mondiale, è una tragedia.... Pensavo che sarebbe bastato, invece no" ha concluso il cantante.

Rosario e Lucia hanno fatto la storia di Temptation Island con un finale molto “invergognito”

Rosario e Lucia hanno fatto la storia di Temptation Island con un finale molto “invergognito”

Un colpo di scena dietro l’altro nella puntata del 30 luglio in cui Rosario e Lucia sono protagonisti di ben due colpi di scena. Lei ne esce a pezzi dopo la spifferata selvaggia del tentatore Andrea, mentre Rosario conquista il cuore di tutta Italia. Una storia che non finirà davanti a un falò ma che riprenderà sicuramente a settembre a Uomini e Donne, sotto lo sguardo inquisitorio di Tina Cipollari e Gianni Sperti. In bocca al lupo. Continua a leggere

Spid a pagamento, dopo Aruba anche InfoCert introduce un abbonamento annuale. Ma ancora c’è chi lo offre gratis

Spid a pagamento, dopo Aruba anche InfoCert introduce un abbonamento annuale. Ma ancora c’è chi lo offre gratis

Il servizio Spid diventa a pagamento. Dopo la decisione di Aruba, anche InfoCert ha comunicato ai suoi clienti la novità: il servizio italiano di identità digitale non sarà più gratuito. I due operatori hanno deciso di introdurre un abbonamento annuale. I clienti saranno tenuti a pagare 4,90 euro all’anno per la gestione dello Spid a […] L'articolo Spid a pagamento, dopo Aruba anche InfoCert introduce un abbonamento annuale. Ma ancora c’è chi lo offre gratis proviene da Il Fatto Quotidiano .

#iltempodioshø

#iltempodioshø

La vignetta di Osho sulla prima pagina de Il Tempo di giovedì 31 luglio. Angelo Bonelli e la soffiata per far arrestare Carla Zambelli, deputata brasiliana di origini italiane vicina a Jair Bolsonaro. Il leader di Avs indica all'Interpol dove si trova la brasiliana: «Svolto il mio dovere».  L'opposto della Salis, fatta uscire di cella. Salvini: «La andrà a trovare in carcere».

Studio Banca del Fucino su export, necessario esplorare nuovi mercati

Studio Banca del Fucino su export, necessario esplorare nuovi mercati

ROMA (ITALPRESS) – Il sistema del commercio internazionale, per come lo abbiamo conosciuto negli ultimi trent'anni, sta attraversando profondi cambiamenti. L'Italia, da sempre Paese di manifattura e di commercio, è stata capace di trarre beneficio dall'espansione dei traffici internazionali cominciata negli anni '90. Oggi però la crescente indisponibilità statunitense a ricoprire il ruolo di “compratore di ultima istanza”, unita all'emergere di nuovi competitor sulla scena internazionale, configurano un importante cambiamento di scenario. In questo contesto si colloca la nuova ricerca dell'Ufficio studi della Banca del Fucino, intitolata Oltre il giardino. 25 anni di export italiano extra-europeo. Lo studio, predisposto da Vladimiro Giacchè e Michele Tonoletti, fornisce una panoramica dei cambiamenti dell'export italiano tra l'inizio del nuovo millennio e oggi, tanto sul piano della geografia delle destinazioni quanto su quello della struttura merceologica. Dalla ricerca emerge come negli ultimi 25 anni la quota di export italiano diretta verso l'Area Euro si sia ridotta di ben 6 punti percentuali – dal 45 al 39% circa del totale – sebbene il mercato europeo rimanga tutt'oggi la principale destinazione dei prodotti italiani (67,2% nel 2020-24, a fronte del 70,1% nel 2000-04). Lo spazio perso dall'Europa è stato occupato da tre Paesi in particolare: Cina (+1,5%), Stati Uniti (+1,1%) e, in misura minore, India (+0,4%). Il peso della Cina e dell'India sul totale dell'export italiano è rimasto tuttavia molto modesto, rispettivamente al 2,9% e allo 0,8% nella media del quinquennio 2019-24. Gli Stati Uniti, al contrario, hanno conservato e rafforzato la propria posizione di primo mercato extraeuropeo di destinazione delle esportazioni italiane, fino a pesare per più dell11% del totale esportato nel triennio 2022-24. La ricerca di Banca del Fucino identifica in questa accresciuta dipendenza dal mercato Usa uno dei principali fattori di rischio per la tenuta futura dell'export italiano, un rischio che sembra ora concretizzarsi con l'imposizione di dazi al 15% da parte dell'attuale amministrazione degli Stati Uniti su gran parte dell'export europeo. La rischiosità è legata anche ai cambiamenti che la composizione merceologica dell'export italiano ha visto negli ultimi 25 anni. L'emergere del settore farmaceutico – una novità per il sistema produttivo italiano – è sicuramente il principale mutamento che si è registrato. La quota del farmaceutico è infatti passata dal 3,5 all'8,0% del totale esportato tra l'inizio e la fine del periodo di osservazione; un vero e proprio balzo, alle cui proporzioni si avvicina solamente la crescita registrato dal settore alimentare, passato dal 5,6 al 9,3%. In questa evoluzione gli Stati Uniti hanno giocato un ruolo di massimo rilievo, assorbendo quote rilevanti dell'export italiano proprio in questi comparti. Se sui prodotti farmaceutici non vi è chiarezza circa l'applicazione dei dazi al 15% stabiliti negli accordi tra Usa e Ue di fine luglio, i prodotti alimentari, invece, rientrano certamente nel perimetro delle merci colpite dai dazi, ed è lecito attendersi un danno significativo per questo settore. La ricerca evidenzia poi come, al netto di un arretramento del settore tessile – dal 15,3 al 10,9% – i comparti tradizionali del Made in Italy – moda, arredamento, alimentari e meccanica – abbiano dimostrato notevole resilienza, riscontrando spesso grande successo nei mercati extraeuropei. Ciò testimonia la perdurante forza del brand Made in Italy nel mondo, oltre alla capacità delle imprese della meccanica di mantenersi competitive nel mercato mondiale dei macchinari e dei beni strumentali per l'industria. Ad oggi quello della meccanica – con più del 16% del totale – costituisce in effetti il nostro più importante comparto di esportazione. Farmaceutico, beni di consumo e meccanica – conclude la ricerca – sono tre settori nei quali l'Italia ha dimostrato di detenere un'ottima capacità di competizione sui mercati internazionali. In prospettiva, nuovi mercati a cui guardare per l'export italiano non mancano. La Cina e l'India, anche solo per la loro dimensione, costituiscono i due mercati di destinazione dal più alto potenziale: nel caso dell'India, il nostro export si concentra primariamente sui macchinari – già oggi più del 40% del totale esportato verso questo Paese – e su altri prodotti destinati all'industria; anche nel caso della Cina la componente dei macchinari riveste un ruolo molto rilevante – circa il 30% dell'export totale – ma anche i prodotti di consumo del Made in Italy hanno registrato performance più che positive. Conferme dell'apprezzamento internazionale per il brand Made in Italy arrivano anche dalle economie avanzate dell'Asia, come il Giappone e le Tigri Asiatiche; nei Paesi dell'Associazione delle Nazioni del Sud Est Asiatico (Asean), invece, negli ultimi cinque anni sono stati i prodotti di elettronica a registrare tassi di crescita particolarmente elevati, in media dell'11,8% annuo per la categoria “Computer, apparecchi elettrici e ottici”, un caso piuttosto unico nella vasta e variegata geografia dell'export italiano. La ricerca dedica alcune sezioni anche al cosiddetto “estero vicino” – il Medio Oriente e l'Africa. Le monarchie del Golfo da anni dimostrano particolare apprezzamento per i prodotti del Made in Italy, anche se i macchinari rimangono la categoria principale di export verso quest'area, con circa un quarto del totale esportato verso l'area mediorientale. L'Africa rimane invece ancora in gran parte un'incognita, specialmente per quanto riguarda la parte sub-sahariana del continente: il piano Mattei è sicuramente un ottimo passo nella direzione di un buon posizionamento presso una delle regioni più importanti per il futuro. -foto ufficio stampa Banca del Fucino – (ITALPRESS).