L'enigma della pace senza ProPal. L'editoriale di Cerno

L'enigma della pace senza ProPal. L'editoriale di Cerno

Benché fossero tutti maschi alfa, tranne Giorgia Meloni, unica leader donna, ieri in Egitto, quei signori considerati loschi figuri dalla piazza ProPal italiana, che finge di difendere i palestinesi ma in realtà li sfrutta, non ci ho visto grandi supporter di Gaza che qui da noi riempiono piazze e svuotano treni dalla mattina alla sera. Non ho visto Fratoianni e Bonelli né Francesca Albanese o lady Immunità Ilaria Salis. Così come immagino oggi nella mia Udine dove l'Italia sfida Israele per i Mondiali e invece i ProPal manifestano per una pace che contestano, di non vedere in strada bandiere americane né cartelli che riportano la foto di ieri a Sharm El Sheikh. Perché Gaza è stato un grande e orribile gioco dell'enigmista. Un labirinto di propaganda da cui ognuno traeva la sua verità.Ese fino a ieri questa poteva essere una provocazione, all'indomani della firma degli accordi in Egitto allo stadio Friuli dovevano esserci le bandiere di Israele e della Palestina. E i giocatori in campo portare al braccio il lutto per entrambi i popoli. Un lutto che dura da decenni e che certamente non finirà grazie all'Ambrogino alla Flotilla.

Hamas viola i patti: consegnati solo 4 degli ostaggi morti

Hamas viola i patti: consegnati solo 4 degli ostaggi morti

Da una parte i volti degli ostaggi israeliani e dei loro familiari che si riabbracciano dopo oltre 700 giorni, con un’emozione senza eguali; dall’altra, l’agonia che non finisce per chi vorrebbe almeno dare un ultimo saluto a chi non è riuscito a sopravvivere alla prigionia nei cunicoli di Hamas. C’è un risvolto opaco nella storica giornata di ieri: l’organizzazione terroristica ha infatti restituito solo quattro corpi dei ventotto prigionieri deceduti ancora nelle sue mani, venendo meno a uno dei punti chiave degli accordi raggiunti nei giorni scorsi. Così il ministro della Difesa di Israele, Israel Katz, ha subito lanciato l’allarme: «L’annuncio di Hamas riguardo alla restituzione di quattro corpi rappresenta un mancato rispetto degli impegni», ha commentato in un post su X. «Qualsiasi ritardo o rifiuto deliberato verrà considerato come una violazione dell’accordo e sarà affrontato di conseguenza», ha rimarcato. Il recupero di tutte le salme degli israeliani, nessuna esclusa, è «la missione urgente in cui tutti ora siamo impegnati». [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44533470]] Una missione che va portata a termine, ma il timore è che possa non essere completata. Alcune fonti israeliane anonime hanno riferito che fino a quindici corpi potrebbero non essere più recuperati: già prima dell’entrata in vigore del cessate il fuoco, Hamas aveva chiesto tempo per riuscire a rintracciare i cadaveri degli ostaggi, lasciando intuire che non fosse in grado di ritrovare i resti dei civili israeliani deceduti nel corso della prigionia. Un timore che si è tramutato in un terribile riscontro. Secondo una copia dei patti per la cessazione delle ostilità rilanciata dai media israeliani, Hamas era obbligata a consegnare i resti di tutti gli ostaggi deceduti entro il mezzogiorno di ieri; allo stesso tempo, il documento sembra ammettere che tanto il gruppo terroristico quanto altre fazioni a esso collegate non siano in grado di localizzare tutti i corpi. Tuttavia, come riportato anche dal Jerusalem Post, diversi osservatori si aspettavano che un numero più consistente di ostaggi deceduti venisse restituito già ieri e che per gli altri fosse necessario aspettare qualche giorno. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44539966]] CHI SONO Le bare sono state consegnate da Hamas alla Croce Rossa, che le ha poi portate alle truppe israeliane a Gaza. Le Forze di Difesa israeliane affermano di aver portato i corpi fuori dalla Striscia dopo una breve cerimonia in loro memoria. I quattro corpi tornati a casa sono quelli di Guy Illouz, Yossi Sharabi, Bipin Joshi e Daniel Perez, tenente dell’Idf, l’esercito israeliano. Illouz aveva 26 anni ed era un tecnico del suono per la band HaYehudim: era finito nelle mani dei terroristi durante l’attacco al festival di Nova e si ritiene che sia morto in un ospedale per le ferite subite e la mancanza di cure mediche adeguate. Sharabi, 53 anni, era invece originario del kibbutz Be’eri: suo fratello Eli è stato liberato lo scorso 8 febbraio. Anche Bipin Joshi, studente ventitreenne di agricoltura di origini nepalesi, era stato catturato in un kibbutz, ad Alumim: era arrivato in Israele solo da tre settimane, come aveva avuto modo di confermare in un video registrato poco dopo la cattura. Quanto a Daniel Perez, 22 anni, apparteneva alla Settima Brigata corazzata e aveva perso la vita negli scontri con Hamas del 7 ottobre 2023: era originario del Sudafrica e si era trasferito in Israele nel 2014 con la sua famiglia. Suo padre Doron è rabbino. Secondo le testimonianze raccolte, Daniel era riuscito a mettere in salvo molti dei suoi compagni e diversi civili, prima che il carro armato su cui si trovava venisse circondato dai miliziani di Hamas.

Nato per incarnare rigore e disciplina, oggi il completo da donna si reinventa, trasformandosi in un tailleur alternativo

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Maria Corina Machado: un Nobel per la pace paradossale

Maria Corina Machado: un Nobel per la pace paradossale

Sono assolutamente convinto del fatto che sia opportuno essere contenti dell’accordo raggiunto tra Israele e Hamas che sta consentendo all’eroico e sfortunato popolo palestinese di vivere una tregua al genocidio, che – bisogna augurarsi – sarà più lunga e completa possibile. Al tempo stesso è necessario non illudersi e continuare e anzi intensificare la mobilitazione […] L'articolo Maria Corina Machado: un Nobel per la pace paradossale proviene da Il Fatto Quotidiano .