Due anni di guerra contro il male e i suoi utili idioti

Due anni di guerra contro il male e i suoi utili idioti

La domanda. Nel cuore della notte. Per due anni. «Vinceremo?». La domanda. Per 738 giorni. Da una mia amica. Un’ebrea di Roma. «Vinceremo?». Arrivava quando la fatica del giorno si scioglieva, nelle ore liquide in cui lampeggiano bagliori di inquietudine. La domanda. Captavo l’ansia di chi era sopraffatto dagli eventi, dalla propaganda, dall’odio, dal timore di “non farcela”, dall’angoscia di dover di nuovo rinunciare a tutto e assistere alla caduta più grande, quella della patria. Nel silenzio, ho sempre risposto: «Vinceremo. Stiamo vincendo». Non era l’atto di divinar le stelle, una speranza, erano gli elementi che brillavano sul campo di battaglia, lo scenario politico, a raccontare il futuro che come un lampo sarebbe esploso. Sapevo che Israele aveva l’esercito migliore del mondo e la forza morale per combattere contro il peggior nemico dell’umanità, sapevo che Benjamin Netanyahu era un eccezionale leader di guerra, sapevo che Donald Trump avrebbe tenuto la barra dell’America dalla parte giusta della storia. Perché Washington e Gerusalemme hanno un legame profondissimo, le radici sono nelle Sacre Scritture che ieri abbiamo sentito echeggiare nell’aula della Knesset, il Parlamento israeliano. «In God we trust» è il motto ufficiale degli Stati Uniti. «I figli di Abramo lavoreranno insieme per costruire un futuro migliore, un futuro che unirà la civiltà contro la barbarie, la luce contro l'oscurità e la speranza contro la disperazione», ha detto Benjamin Netanyahu rivolto a Donald Trump. Ieri e oggi. Due anni. La domanda. Sapevo. Era solo una questione di tempo. Finché ieri non è arrivata la risposta a quella domanda: «Abbiamo vinto». Chi si illudeva di spezzare questo legame tra Stati Uniti e Israele il canone occidentale - è stato travolto dal fiume carsico della storia che ha catapultato sulla scena l’impossibile (la pace a Gaza) e l’imprevisto (Donald Trump). Così Trump, in una giornata che nessuno di noi potrà mai dimenticare, ha liberato tutti. Ha proiettato il peso dell’America nel negoziato e dato un aiuto decisivo a Gerusalemme per liberare gli ostaggi; ha mostrato al mondo la grandezza dello Stato di Israele, della sua meravigliosa democrazia; ha riconsegnato alla storia la prova di leadership di Benjamin Netanyahu che con un grande discorso alla Knesset ha ricordato che «la pace si ottiene attraverso la forza»; ha ispirato a Yair Lapid un intervento cristallino su cosa significa essere ebreo, israeliano, patriota, leader dell’opposizione. LA VERITÀ CONTRO IL CAOS Le parole di Lapid sono un memento per gli agenti del caos che in casa nostra ora si agitano come fantasmi: «Vi hanno ingannato. Non c’è stato nessun genocidio, né una carestia intenzionale. La verità è che c’era un esercito che combatteva nella situazione più complessa mai affrontata, contro persone che mandavano i propri figli a morire e li usavano come scudi umani. Vi hanno venduto l’assurda idea che l’islam radicale rappresenti un valore liberale. Esiste il bene e il male nel mondo: quando state con l’islam radicale, state con il male; quando state con Israele, state con il bene». Una lezione e una condanna per la sinistra italiana delle anime belle che gioca con l’estremismo, per chi ha lisciato il pelo agli antisemiti della «Palestina libera dal fiume al mare», per chi ancora oggi è impegnato nella partita del negazionismo. Una legione di falliti, di utili idioti di Hamas, ieri cercava disperatamente una bandiera dove nascondersi, un’operazione di trasformismo in diretta. Dopo aver negato in Parlamento il sostegno al piano di pace di Trump e Netanyahu, li ho sentiti in tv ieri dire che «il merito è di Trump», ma sempre con l’intenzione vampiresca di mostrificare Israele (non è stato Netanyahu) e di trovare una via d’uscita dalla loro vergogna esposta. Non hanno capito niente di quel che stava accadendo: quando Israele ha reagito alla strage del 7 ottobre, hanno sperato nella sconfitta militare di Israele per mano dell’Iran (e i cieli di Teheran sono stati penetrati dai bombardieri israeliani e americani per distruggere le infrastrutture nucleari); hanno fatto pressione sull’America del declino senile di Joe Biden (che si è ritirato dalla corsa presidenziale), hanno raccontato di una certa vittoria di Kamala Harris contro Donald Trump (che ha stravinto le elezioni) e nel delirio della loro ignoranza sulla storia americana hanno accarezzato il sogno del grande divorzio tra Stati Uniti e Israele, immaginando un Trump pronto a tradire la storia di un’alleanza inscindibile, il suo Paese, la sua famiglia che coltiva l’amore per l’ebraismo e Israele (e ieri ha ricevuto il tributo della Knesset); hanno invocato embarghi economici e militari contro Israele (che non hanno impedito il dispiegamento di un esercito oggi studiato da tutti i capi militari dell’Occidente); hanno detto che non si poteva colpire Hezbollah in Libano (e abbiamo visto una delle operazioni militari più spettacolari della storia, l’esplosione dei cercapersone nelle mani dei miliziani di Hassan Nasrallah, a sua volta eliminato nel bombardamento del suo bunker); hanno ammonito le forze armate di Gerusalemme dicendo che «tutti gli occhi erano puntati su Rafah» (il luogo dove l’esercito israeliano ha trovato e ucciso la mente della strage degli ebrei, Yahya Sinwar, «il macellaio di Khan Younis»); hanno spacciato su ogni mezzo di comunicazione la grande menzogna - la fame a Gaza - che serviva a impedire di dare il colpo decisivo a Hamas (e i terroristi, con le spalle al muro, si sono piegati e hanno liberato gli ostaggi); hanno risvegliato e alimentato l’antisemitismo in tutto l’Occidente con l’abominevole accusa di genocidio lanciata sugli ebrei, il popolo che ha subito l’Olocausto (e ora che la polvere della guerra si sta posando, anche questa gigantesca bugia è squadernata); hanno insultato e minacciato i giornalisti e gli intellettuali che hanno avuto il coraggio di non cantare nel coro degli impostori, fatto di Libero, del suo direttore e dei suoi collaboratori un bersaglio. Sono trascorsi due anni in cui, per ripetere le parole di Bertolt Brecht, «ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati». E avevamo ragione. Il tempo è galantuomo e in questo caso sarà rapidissimo e senza pietà per chi ha scelto di stare dalla parte sbagliata. IL RUOLO ITALIANO L’Italia è dalla parte giusta della storia, Giorgia Meloni ha mostrato equilibrio e lungimiranza, ha appoggiato il piano Trump mentre i suoi avversari la dileggiavano, ha presentato una mozione in Parlamento e l’opposizione l’ha ignorata, ha costruito il fatto istituzionale e la risposta della sinistra dell’intifada globale è stata un misfatto che peserà per sempre sulla loro coscienza. Meloni ha tirato dritto e ora può raccogliere i frutti di una strategia che la vede proiettata verso una leadership europea. Ha dimostrato di avere le capacità, ora ne ha anche la possibilità perché si stanno spalancando i cancelli di un Nuovo Mondo dove l’America di Trump guida il vascello dell’Occidente, l’Italia è a bordo (insieme alla Germania) e gli altri sono ai margini, residuati di una stagione politica che si sta chiudendo. Ieri alla Knesset a Gerusalemme e in Egitto a Sharm El Sheikh abbiamo visto i lampi di un nuovo inizio. Non saranno i perdenti a scrivere la storia.

In anteprima il video di "Profumo di Pesca" di Rosanna Fratello

In anteprima il video di "Profumo di Pesca" di Rosanna Fratello

Milano, 14 ott. (askanews) - In anteprima il video di "Profumo di Pesca" il brano scritto per Rosanna Fratello da Cristiano Malgioglio con Antonio e Lorenzo Summa, già in radio e disponibile in digitale (Clodio Music/Believe). Un videoclip dal carattere allusivo e divertito, in cui il regista Michele Vitiello ha animato attraverso l'intelligenza artificiale, con la collaborazione di Niccolò Carosi, una proiezione a tratti caricaturale del quotidiano, fra lustrini e carrelli della spesa. Un messaggio irriverente, come del resto il brano stesso racconta con un ritmo incalzante, un suono incisivo e l'interpretazione unica di Rosanna Fratello. Ancora una volta l'alleanza artistica fra Cristiano Malgioglio e Rosanna affascina e seduce. Il videoclip prodotto da Pasquale Scilanga, per Clodio Music, enfatizza un mondo in cui le relazioni sentimentali si complicano fra incanto e ironia e movimentano inevitabilmente la nostra routine; sono il pizzico di follia che alimenta la voglia di sperimentare e godere in pieno della vita. "La mia collaborazione artistica con Cristiano Malgioglio è sempre stata puntuale e all'avanguardia; è riuscito nel tempo a far trasparire aspetti della mia personalità - sottolinea Rosanna Fratello - che difficilmente venivano colti da altri ed è in questa ottica che si inserisce "Profumo di pesca"." "Rosanna Fratello è una icona della musica leggera - commenta Cristiano Malgioglio - basti pensare al brano Se t'amo, t'amo, che ebbe grande successo in America Latina (sigla di una famosa Telenovela) e oggi i giovani l'hanno riscoperto sui social. Rosanna ora si appresta a un nuovo rilancio con un brano dal profumo di pesca, in cui riesce ad essere non solo interessante, ma molto ironica anche nell'interpretazione. Quando si ascolta "Profumo di pesca" è difficile togliersela dalla testa tanto è accattivante." Rosanna Fratello oggi è un'artista consapevole delle sue scelte e vuole aggiungere un nuovo capitolo alla sua discografia già ricca di successi e canzoni iconiche quali: "Sono una donna non sono una santa", "Non sono Maddalena", "Schiaffo". La sua voce decisamente moderna e contemporanea ben si sposa con il linguaggio metaforico di Cristiano Malgioglio e le sonorità che si proiettiamo in una dimensione dance.

Ilicic: "L'Atalanta avrebbe giocato la finale di Champions senza il Covd. Era fatta col Napoli, poi Milan e Bologna. Ma meglio a Bergamo che uno di tanti altrove"

Ilicic: "L'Atalanta avrebbe giocato la finale di Champions senza il Covd. Era fatta col Napoli, poi Milan e Bologna. Ma meglio a Bergamo che uno di tanti altrove"

Josip Ilicic , calciatore del Koper di Capodistria in Slovenia, ex Palermo , Fiorentina e Atalanta , ha parlato alla Gazzetta dello Sport , ripercorrendo la propria carriera tra picchi e momenti di buio totale come quello legato alla pandemia. Si comincia con il passaggio al Palermo dopo averlo affrontato in campo europeo: "Il ds del Maribor mi chiamò in ufficio dopo la gara d’andata in Slovenia. “Ti abbiamo venduto, ma non ti possiamo dire dove”. Firmai il contratto due giorni prima del ritorno. C’era la bandiera del Palermo. “E se faccio gol?”. Alla fine, segnai e non esultai". SULLA FIORENTINA "Mi dispiace dirlo, ma coi fiorentini ho chiuso. Mi hanno criticato quando sono stato due volte il miglior marcatore e il miglior assistman. Ero scarso? Dai. Siamo arrivati quarti e non bastava. La semifinale di Europa League non bastava". LA SCALATA CON L'ATALANTA "Quello che abbiamo fatto noi non l’ha fatto nessuno. Due gol ad Anfield, 5 al Milan, altri 5 al Parma. Abbiamo disputato due finali di Coppa Italia, ma quella del 2019 è come se non l’avessimo giocata. Non ho mai visto Percassi incazzato come per il tocco di mano di Bastos. Era rigore ed espulsione. In molti mi dicono: “Ma se non fosse successo ciò che è successo, il Covid, la depressione e tutto, dove saresti arrivato?”. Non lo so, ma avremmo giocato la finale di Champions. Ero in uno stato di forma mai visto e non avevamo paura di nessuno. Viene il Real? Ok, ma dimostra che sei più bravo. L’Atalanta ha cambiato la storia mentre il mondo iniziava a fermarsi, spegnendo la luce…". IL BUIO "Mi hanno offerto soldi per raccontare la mia storia, ma i dettagli li tengo per me. Non sapevo se sarei tornato a giocare, e quando sei chiuso in casa inizi a pensare. Sono stato 42 giorni a Bergamo senza la famiglia. Ho sofferto. I soldi, i contratti, non mi importava più di nulla. Non stavo bene. E le voci su mia moglie mi addoloravano. Ma si può pensare che avrei trovato mia moglie con un altro? Si è presa insulti incredibili. Qualcosa doveva uscire. Alla fine, sono tornato a casa. In Slovenia era come se il Covid non ci fosse, mentre a Bergamo sfilavano le bare nei camion. Un’immagine tremenda. Qualche anno prima avevo vissuto il dramma Astori, con cui giocai a Firenze. Mi ha segnato». GASPERINI "Era fatta con la Sampdoria, ma il giorno prima delle visite mi telefonò Gasperini. “Vieni a giocare per me?”, chiese. “Mister, vado a Genova, non posso”. “Ti chiamerà Sartori, tranquillo”. Quando gli dissi quanto avrei guadagnato lui mi rispose “e quindi? Che problema c’è?”. Lì ho scoperto cos’è il ritiro con Gasperini. Tra un allenamento e l’altro non riesci a dormire: le gambe pulsano, sei stanco, ti viene da vomitare. Ma ti entra nella testa come nessuno. Quante partite abbiamo ribaltato grazie a quella corsa? Noi duravamo 90’, gli altri al 60’ erano cotti. Ogni tanto con Gasperini c’erano discussioni, ma quando uno si ama litiga. Le sue lacrime parlando di me? Ti fa capire com’ero e come stavo. E chi eravamo noi due, insieme. Non dimentico ciò che ha fatto per me. Nel 2018 fui ricoverato per un’infezione. Avevo paura di non svegliarmi. Lui dopo una settimana mi disse “Josip, dobbiamo giocare”. “Mister, non sto in piedi”. “Non mi interessa, stai in campo”. Lo fece anche a Valencia. Dopo il terzo gol chiesi il cambio, lui mi ignorò e segnai il quarto. Mi ha spinto oltre i limiti che pensavo di avere". AFFARI MANCATI "Mi hanno cercato in molti: col Napoli era fatta, Percassi bloccò tutto, poi anche Milan e Bologna, con Sinisa. Ma meglio star a Bergamo che uno dei tanti da un’altra parte.  Nel 2022 bussò il Siviglia, ma non ce la facevo più e sono tornato a Maribor. Nel 2023, quando i bergamaschi sono venuti a trovarmi, mi sono commosso".

Chiedo scusa ma non ho capito: per il genocidio non pagherà nessuno?

Chiedo scusa ma non ho capito: per il genocidio non pagherà nessuno?

di Pietro Francesco Maria de Sarlo Chiedo scusa ma non ho capito. Mi baso sui fatti raccontati sui giornali e in TV, per cui se non capisco la colpa è di tv, giornali o dei fatti. Per carità potrebbe essere anche colpa mia, in tal caso, sono certo, che me lo farete notare. Da due […] L'articolo Chiedo scusa ma non ho capito: per il genocidio non pagherà nessuno? proviene da Il Fatto Quotidiano .